18 gennaio 1919 – 18 gennaio 2019. Perché serve ancora appellarsi ai “Liberi e Forti”

Molti oggi , in occasione del centenario dell’appello ai Liberi e Forti che originò il Partito Popolare Italiano promosso da Don Luigi Sturzo, cercano di mettere il cappello su quella storia piegandola alla esigenza tattica di riconquistare terreno rispetto al governo gialloverde. Nulla di più sbagliato.

Nell’Appello troviamo innanzitutto il sentimento di appartenenza nazionale con cui si rivolge “a tutti gli uomini liberi e forti che in questa grave ora sentono il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiudizi né preconcetti “. Si chiude così il Risorgimento “anticattolico”, la frattura tra Chiesa e Stato durata mezzo secolo e si chiude con l’affermazione chiara che i cattolici non sono una controparte dello Stato ma una componente essenziale della sua storia e della sua attualità.

E’ da questa consapevolezza che viene proposta una concezione dello stato che mantiene tutta la sua attualità: “A uno stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i comuni – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private”. Mi auguro che una vera “ nuova generazione” di giovani cattolici senta il bisogno di misurarsi con la sfida che la realtà ci pone di fronte , dando senso col proprio impegno a parole come pace , verità, giustizia , solidarietà, sussidiarietà, lavoro, Europa.

(Mario Mauro)

ppi

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