CONTRIBUTI/ Volere qualcosa di diverso. L’intervento di Rizzo (PpI Puglia) sul buon uso dei fondi europei

RIZZO

 

BRINDISI – Volere qualcosa di diverso per il proprio paese significa entrare in un circuito di gestione diverso da come lo si è inteso sino ad oggi.

Tecnicamente oggi bisogna avere competenze e interesse per le vie dalle quali possono giungere nei territori le risorse che vengono dalla Commissione Europea.

Una buona amministrazione del territorio si fa anche permettendo a questo tipo di risorse di essere impiegate nel modo giusto, quindi attraverso l’avvicinamento repentino dei cittadini a quei meccanismi a volte anche elaborati che fanno confluire denaro attraverso progetti strutturali.

La programmazione di sviluppo deve essere di ampio respiro e deve prevedere piani che portino il territorio oltre che ad un risanamento interno, anche alla sua apertura a tutti gli aspetti transnazionali e di comunicazione con altri Paesi Europei

che possano apportare opportunità di crescita economica e di conseguenza sociale e culturale, nel rispetto della propria identità, che diventa motrice di quella spinta d’orgoglio dei territori che vogliono preservarsi e crescere allo stesso tempo.

Un paese che si identifica con se stesso, con la propria cultura, le proprie tradizioni e decide di farne il punto di forza, è un paese vincente, che può dettare le regole quando richiede che l’Europa intervenga nella sua amministrazione e in ogni progetto che faccia emergere e valorizzi le proprie peculiartà.

I fondi europei partono con piattaforme progettuali, il piano Junker 2014/2020 prevede di incentivare circa 300 miliardi di investimenti a livello europeo in tre anni con la costituzione di un Fondo di Garanzia, facendo leva principalmente sulla

mobilizzazione di investimenti privati. Denaro dunque per progetti che vengono accettati in base alla Calls, le varie ”chiamate” ai bandi di assegnazione.

Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, il Fondo Sociale Europeo, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, il fondo Europeo agricolo per lo sviluppo in totale ammontano per l’Italia a 43 miliardi di euro. Per nonparlare delle altre

piattaforme di spesa, dedicate a tantissimi aspetti della vita sociale, come gli enti non-profit, l’arte, la cultura, la rivalutazione del territorio attraverso azioni di sviluppo diverse da scopi di lucro, ecc.

Per le risorse della PAC- Italia (Politica Agricola Comune) sbloccate oramai, c’è già il via al rimborso di 71 milioni di euro per gli imprenditori agricoli.

Grazie anche ad un processo di semplificazione delle procedure di accesso ai fondi, sarà più semplice la fase di progettazione e di presentazione dei progetti. Vediamo in che modo si sta muovendo la Commissione europea in merito a questo punto, ne citerò solo alcune perchè di fatto abbiamo circa 120 punti di semplificazione:

-Si potranno utilizzare due fondi per azioni diverse del medesimo progetto. Questo renderà possibile rendere i progetti più articolati e funzionali.

-L’introduzione di procedure semplificate nei finanziamenti alla ricerca: è stata introdotta una sola percentuale di rimborso (EU funding rate) per tutti i partecipanti ad un progetto di ricerca, fatta eccezione per gli enti non-profit, secondo il principio “one project-one funding rate“. Inoltre è stato introdotto un unico metodo forfettario (flat rate) per il calcolo dei costi indiretti per tutti i partecipanti ad un progetto di ricerca.

-Sono stati ridotti a 90 giorni i tempi per il pagamento dei contributi ai beneficiari dal momento della richiesta di pagamento. Questa misura consentirà alle imprese beneficiarie di un finanziamento di sostenere lo sviluppo di un progetto senza rischiare di dover anticipare risorse superiori rispetto al co-finanziamento preventivato.

-Sono stati ridotti a tre anni i tempi di conservazione dei documenti relativi ai progetti per cui si è richiesto il finanziamento.

-Per le piccole e medie imprese ci sono altri enti di intermediazione per l’accesso ai Fondi europei (ad oggi sono 119 gli accreditati), come banche, fondi di garanzia e venture capital.

Pensare al proprio territorio in termini di sviluppo significa sollevare lo sguardo e guardare l’orizzonte europeo con fiducia e propensione alla spesa. Usufruire in modo costruttivo di ciò che l’Europa distribuisce in modo capillare alle Regioni fa la differenza tra una buona amministrazione e coloro che invece hanno gestito le briciole lasciate ai Comuni senza preoccuparsi di documentarsi, di agire per il bene comune, di agire con forza e determinazione, probabilmente arrendendosi di fronte ad un sito tutto in inglese, o a procedure di presentazione ai bandi che richiedono competenze tecniche raggiungibili solo attraverso uno studio approfondito delle meccaniche di gestione dei Piani di Sviluppo Europei.

Anche la Regione Puglia, nel mio caso, è suscettibile di critica però, le amministrazioni locali ne sono lontane e faticano a stare al passo con infiniti circuiti burocratici che allontanano gli amministratori dalla gestione delle risorse, portali web mai aggiornati, comunicati stampa quasi inestistenti o poco vicini alla portata del cittadino, portano certamente ruggine ad un ingranaggio che in altri Paesi europei invece funziona benissimo sull’asse

Bruxelles-Governi-Regioni-Amministrazioni locali e viceversa. Su questo bisogna lavorare moltissimo e c’è tanto da fare soprattutto nell’ottica della creazione di quegli apparati che si occupino in via esclusiva della gestione dei progetti e della comunicazione diretta con gli enti eroganti e soggetti fruitori. In questo senso Smart Puglia, piattaforma di sviluppo, ricerca, crescita e gestione intelligente delle risorse, ad esempio è solo un punto di partenza per la nostra regione, che ha aderito al piano metodologico di strategia per la ricerca e lo sviluppo già dal 2011, molto altro si può fare e si deve fare.

Author: admin

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