CRISI GRECIA/De Carli: ora l’Europa della solidarietà, si agli eurobond

155624074-6a87c996-c75d-400f-8bda-208510121da8Siamo tutti in attesa di ciò che verrà fuori dai diversi vertici incorso sulla crisi greca. Alcune delle domande più frequenti che si sentono, anche solo girando per i tavolini di un bar di una qualunque città italiana, sono: a chi sono andati i soldi che abbiamo prestato alla Grecia? Sono stati utilizzati per coprire le perdite degli istituti finanziari o sono entrati nelle tasche dei cittadini ellenici? Partiamo analizzando un po’ di numeri: da circa cinque anni il deficit dello stato greco è a carico degli Stati creditori e non dei privati, che da tempo si sono ritirati (in particolare dopo aver capito che l’instabilità greca era assicurata in quanto il paese aveva truccato i conti per entrare nell’euro). Le banche finanziatrici invece che guadagnarci (come molti oggi dicono) hanno dovuto vendere nei mesi in cui i tassi del debito greco crescevano vertiginosamente e i crediti che non sono riuscite a piazzare sul mercato sono state obbligate a rivederli con un taglio del valore dei titoli pari al 52%. Se pensiamo poi che gli interessi sul debito della Grecia si aggirano attorno al 2% (molto più bassi rispetto, ad esempio, all’Italia pur avendo un debito pubblico molto più elevato) capiamo che gli Stati creditori hanno prestato a tassi favorevoli al debitore e con scadenze lunghe (almeno riferibili ad un decennio). Questi dati dimostrano concretamente che i soldi arrivi dai paesi membri dell’UnioneEuropea al paese ellenico sono andati nelle tasche dei greci e non delle banche. Ora, soprattutto dopo un referendum che ha palesemente evidenziato che l’idea di Europa come oggi viene rappresentata al popolo greco (e molto probabilmente anche ai popoli europei) non è condivisa, l’unica strada percorribile rimane quella di attivare procedure di solidarietà europea nei confronti della Grecia facendo, ad esempio, un fondo di solidarietà contribuito in maniera proporzionale (in base alla forza economica) dai paese membri Ue. Per questo ribadisco che gli attacchi forti di Tsipras contro l’austerity hanno una loro fondatezza, ma non per questo possiamo cancellare il fatto che i contribuenti italiani (come quelli degli altri paesi creditori) finanziano il debito greco e il rinnovo totale del loro debito a tassi decisamente bassi. Come non è accettabile sentir dire che i soldi del fondo salva stati versati dagli italiani sono stati usati per salvare le banche francesi e tedesche. Sicuramente, ad oggi, possiamo dire che sarebbe stato meglio accompagnare la Grecia al default, ma questo come sappiamo non è stato possibile per evitare una crisi insanabile della moneta unica. Ora occorre che si lavori intensamente per garantire la messa in opera della condivisione dei debiti sovrani a livello europeo attraverso i cosiddetti #eurobond, facendo sì che ogni stato proporzionalmente possa contribuire attraverso la propria forza economica e il proprio tasso di crescita del pil. Perché la solidarietà la si può fare attraverso il contribuito reale e fattivo di tutti: la solidarietà senza metterci la propria parte non si fa e non si farà mai. Capito cara Merkel?

Mirko De Carli

Author: admin

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