L’albo comunale e la lista nera degli Arabi. L’articolo di Matteo Forte (PpI Milano)

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Il GIORNALE – Nel giorno peggiore che la sorte potesse offrire, mentre a Parigi 12 persone venivano uccise al grido di “Allah è grande!”, a Milano il Coordinamento della associazioni islamiche faceva una conferenza stampa per lamentare che il bando del Comune per i luoghi di culto avrebbe maglie troppo strette. In particolare il Caim si è scagliato contro alcuni correttivi votati a maggioranza dal Consiglio comunale e di cui ero primo firmatario. Non sono mai stato a favore del bando, perché confonde il diritto al culto con il preteso dovere del pubblico a dare uno spazio. Tuttavia dal momento che la Giunta lo avrebbe pubblicato ho preferito suggerire di premiare con maggior punteggio quei gruppi religiosi che sono riconosciuti come persone giuridiche dallo Stato o hanno sottoscritto con gli Interni la Carta dei valori del 2007. Così pure quelli che hanno chiesto l’approvazione da parte del Viminale dei propri ministri del culto. E dal momento che tale approvazione comporta il riconoscimento del valore civile di certi riti, come il matrimonio, è giusto che colui che celebra sia adeguatamente formato sulle leggi italiane, partecipando a corsi patrocinati dalla Direzione centrale Affari dei culti – che peraltro già si svolgono. In questo modo, per esempio, l’approvazione di ministri di culto islamici da un lato escluderebbe predicatori dell’odio e Imam “fai da te”, dall’altro offrirebbe una miglior tutela alle parti più deboli all’interno del rapporto coniugale. Figlie, spose e mogli non rischierebbero più pratiche come l’impedimento al matrimonio o il ripudio. Anzi, si avvarrebbero a pieno titolo di tutte le garanzie previste dal nostro diritto civile, specie in caso di divorzio. È chiaro che non si tratta di condizioni per l’esercizio libero della propria fede, già ampiamente garantito dalla Costituzione, ma per la fruizione di tre aree pubbliche. E per una maggior tutela dei cittadini, incluse le stesse minoranze religiose, da forme di radicalismo intollerante.

Ad ogni modo sul bando permane una forte preoccupazione di fondo, proprio alla luce di quanto accaduto a Parigi. Infatti rimangono iscritte all’albo comunale, condizione per presentare istanza, associazioni come la turca Milli Gorus, affiancata ad Hamas ed Al Qaeda nel Rapporto 2013 del Ministero degli Interni tedesco. Preoccupa anche la presenza dell’Alleanza islamica d’Italia nella lista nera da poco stilata dal governo degli Emirati Arabi. Questa organizzazione ha la sede allo stesso indirizzo del Caim, autorevoli membri del quale provengono proprio da quelle file. Si tratta, più in generale, di realtà ideologicamente contigue alla Fratellanza musulmana, messa fuorilegge in Egitto e nella maggior parte dei Paesi del Golfo. Infondo sta tutto qui il nocciolo della questione: il rischio di importare nei nostri quartieri quello scontro interno al mondo arabo di cui le guerre mediorientali in atto ne sono conseguenza. Ed è questa la responsabilità maggiore che ricade su chi amministra la città.

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