Marino e il Pd, questione ambientale

Renzi-Marino-biciwww.futuro-europa.it – Marino se ne va, usato e gettato dal Pd romano per aver fallito la missione di dare al partito della Capitale una ‘faccia pulita’. Eletto dalla maggioranza degli elettori, sia pure con un’affluenza molto bassa, Marino va via liquidato, pare con un sms, ‘Game over’, da un non eletto: Renzi. Ma Renzi è anche il capo del Pd. E il Pd è un grande partito.
E’ vero, Marino ci ha messo del suo, e ora va a casa, sempre che non ritrovi l’intesa col Pd, anche perché non se ne poteva più di uno che all’inizio prendeva la bicicletta per vedere Roma ma poi si è messo a prendere l’aereo per vedere New York. Con la faccenda degli scontrini, Marino oltre a rendersi impresentabile e quindi inutile come faccia pulita del Pd, si è giocato la forza di ogni leader, la popolarità. Eppure, non è tutto qui, ma chi ci crede. Al contrario, la decisione – che comunque ci auguravamo – con cui il Pd ha scaricato il sindaco di Roma è un tantino sospetta, e fa pensare. Per esempio, su qualcosa di buono che ‘sotto Marino’ è successa: come il ‘miracolo ambientalista’ dell’apertura dei varchi di accesso alla spiaggia di Roma, quella di Ostia, dove i Romani passeggiano non sul Lungomare ma sul ‘Lungomuro’, formato dal cemento degli stabilimenti balneari che per legge non sono proprietà privata ma concessioni, e quindi devono essere rimovibili e lasciar libero l’accesso alla battigia. O l’altro ‘miracolo ambientalista’ di essere riuscito a far abbattere un chiosco sulla spiaggia di Castelporziano, vicino ad Ostia. Con Marino tutto questo è successo insieme al commissariamento del Municipio di Ostia, il X, e del Pd Ostiense. E’ stata necessaria una battaglia furiosa per ripristinare quello che è un sacrosanto diritto dei cittadini, accedere alle spiagge, gestite legalmente: roba da matti. Ma oggi, pochi mesi dopo, il Pd, guidato da Renzi ha detto che Marino è inadeguato. E il Pd è un grande partito.
Restando in campo ambientale, è ‘sotto Marino’ che è stata chiusa la discarica di Malagrotta: una ‘istituzione’ del sistema dei servizi della Capitale, con la quale hanno fatto letteralmente i conti tutte le amministrazioni, di destra e di sinistra. Chiudere la discarica era la premessa indispensabile per potenziare la raccolta differenziata, ormai prescritta come strumento fondamentale per risolvere il problema dei rifiuti. Erano anni che se ne parlava e che la decisione sembrava vicina, ma senza che si arrivasse alla chiusura. Marino della chiusura di Malagrotta aveva fatto una promessa elettorale: mantenuta nell’ottobre 2013. Ma il Pd, che ha amministrato Roma, anche, con la sinistra, ha detto che Marino è inadeguato. Ed il Pd è un grande partito. E’ vero che come sempre, ottenuto il risultato importante, Marino ha preso l’aereo: e la raccolta differenziata, cardine di ogni gestione ecologica dei rifiuti, la raccolta differenziata che doveva essere potenziata per fare a meno della discarica di Malagrotta, ha cominciato a franare. Avesse preso la bicicletta come ai bei tempi della sua elezione, Marino si sarebbe accorto dei disservizi dell’Ama. Di certo, non controllando, ha prestato il fianco a chi aveva amministrato la gestione dei rifiuti affidandola alla discarica, e che dopo il caos rifiuti ha definito Marino inadeguato: il Pd, un grande partito.
Ma perché poi il Pd ha definito inadeguato un Sindaco che come primo atto importante ha realizzato uno dei sogni storici del partito, la pedonalizzazione dei Fori Imperiali? Un intervento che, come tutte le pedonalizzazioni romane, vanto del Pd, ha fatto spazio a camion bar, ambulanti e tavolini più o meno selvaggi. Quatte quatte, con le pedonalizzazioni le amministrazioni diessine, pidiessine e piddine della Capitale avevano rosicchiato una piazza qui, una via lì, ‘restituendola ai cittadini’ sì, purché paganti in un pub, un bar o presso un venditore di panini o cineserie. Per non parlare della ZTL, strumento di ingegneria sociale e immobiliare sul Centro Storico, che col balzello dei ‘permessi’ è stato utilizzato per cacciare i residenti dal Centro Storico e farne vendere le case ai nuovi ricchi. Da Rutelli in poi, le sinistre amministrazioni capitoline avevano fatto pagare cara la ‘colpa’ di abitare in Centro agli scomodi residenti: ma Marino ha dato il colpo di grazia ai residenti, da sempre dipinti dall’ ‘Immobiliare Pd’ come ‘privilegiati’ da saccheggiare con spesa proletaria targata Campidoglio, aumentando la ‘cauzione’ per riscattare il diritto di parcheggiare da trecentocinquanta a più di duemila euro per la sola prima auto. Danno accompagnato dalla beffa, per tutti i cittadini romani, del trasporto pubblico sostitutivo ed ecologico in Centro, come i minibus elettrici, che però non funziona per problemi di batterie dei mezzi. E dall’altra beffa del permanere delle auto blu, libere più di prima di scorrazzare per il Centro e parcheggiare nelle aree pedonalizzate. E dall’ulteriore beffa dell’inquinamento dei generatori a gasolio delle bancarelle ambulanti. E ancora, dalla beffa delle stufe a gas che risaldano i tavolini che invadono piazze e vicoli. E così il Centro di Roma, ‘liberato’ dalle auto, puzza più di prima per lo smog prodotto da chi ne ha preso il posto. Ma la beffa delle beffe è, appunto, l’insufficienza del trasporto pubblico romano. E qui si apre il doloroso capitolo Atac, fatto di bilanci in passivo, scarsa manutenzione, officine prive di ricambi eccetera. Qui Marino ci ha messo del suo, perché non ha preso un bus, ma neanche la bicicletta e non è andato nelle rimesse e nei depositi, mentre il Pd, c’è da giurarci, ci ha messo le tende. Di fronte al disastro Atac, che viene da tante sinistre e destre amministrazioni capitoline, il Pd accusa Marino di inadeguatezza. Ma il Pd è un grande partito.
Eppure, su auto e trasporto pubblico, che è un banco di prova per ogni amministrazione che si dice ecologista, Marino ha seguito i dettami storici, diversi dal bla bla elettorale, del Pd romano: le auto via, i mezzi pubblici, pure. Che poteva fare, in una Roma in cui tutte le amministrazioni, di sinistra o di destra, hanno pensato di far passare tutte le metropolitane per il Centro Storico pur sapendo che lì sotto ci sono resti archeologici? Il fatto è che, amministrazione dopo amministrazione, la mappa delle metropolitane di Roma è stata concepita come una stella, con le linee che come tanti diametri collegano punti opposti della città incrociandosi tutte nel Centro Storico: scoprendo poi che gli scavi delle gallerie avrebbero incontrato enormi difficoltà a causa dei resti di Roma Antica. Incredibile. Solo Roma, fra le grandi metropoli mondiali, ha questa straordinaria ricchezza storica nel sottosuolo del suo Centro Storico, eppure solo a Roma i progettisti delle ere di sinistra e destra hanno pensato di fare incrociare tutte le metropolitane nel Centro. Sarebbe bastato copiare lo schema ‘a scacchiera’ delle metro di Londra, o di Parigi, tenendo le linee intorno ma al di fuori delle Mura Aureliane, innervando, invece, le sempre più congestionate periferie. Ma forse farle davvero, le metropolitane, a Roma, non era il vero obiettivo, il potenziamento del trasporto pubblico e la soluzione del problema del traffico e dell’inquinamento atmosferico non era il vero obiettivo, il rispetto dell’Ambiente predicato dalla sinistra romana non era il vero obiettivo. Ed ecco allora il teatrino delle linee metropolitane folli sotto il Centro, i surreali cantieri di indagine per scoprire quello che si sa di domus e fori custoditi nel sottosuolo, e gli onerosi progetti con le altrettanto onerose variazioni dovute alle doverose osservazioni delle Soprintendenze: e i Romani a respirare smog, a prender multe in doppia fila e a rompersi le ossa in motorino. Insomma, Marino non è che abbia detto ‘no’ a tutto questo; eppure per il Pd è inadeguato. E il Pd è un grande partito.
Insomma, la smetta, il Pd, e soprattutto quello romano, di propinare agli elettori la faccia presentabile di ‘non politici’ come i Badaloni e i Marrazzo, oltre a Marino: perché tutti hanno capito che dietro di loro lavoravano e lavorano febbrili e instancabili i politici, quelli veri, di un grande partito. E la smetta, il Pd, di cascare dalle nuvole di fronte all’incapacità, anche di obbedire, di chi non ha mai fatto il politico, e poi non è capace a recitare sempre come faccia pulita del grande partito e ogni tanto fa il grillo parlante. La smetta, perciò, il Pd, di propinare psicodrammi agli elettori. Il Pd sia degno, almeno questo, delle sue colpe, che hanno devastato Roma. Non venga a propinarci promesse elettorali, meno che mai su trasporti, rifiuti, ambiente: perché, dopo più di vent’anni di sua amministrazione di Roma, le promesse elettorali, soprattutto su ambiente e trasporti, fanno ridere i polli. Non ci presenti l’ennesima ‘faccia pulita’, pensando di trattarla come un utile idiota, e di trattare come idioti i Romani. Il Pd riscopra la saggia autocritica del Pci e si chieda se, a parte i suoi tentacoli nell’amministrazione della Capitale e non solo, è davvero un grande partito. E ora, col fallimento del suo sindaco, Marino, il Pd non trasformi l’utile idiota mancato in un capro espiatorio da dare in pasto a cittadini che considera altrettanto idioti: perché idiota non lo è nessuno.

Francesco Paolo Mancini

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