News #daleggere: L’esodo senza fine dei cristiani in Iraq

Bambine irachene cristiane pregano nella chiesa della Vergine Maria nella cittadina di Bartala, a est di Mosul.  (Afp/Karim Sahib)

Bambine irachene cristiane pregano nella chiesa della Vergine Maria nella cittadina di Bartala, a est di Mosul. (Afp/Karim Sahib)

 

Corriere della Sera – di Lorenzo Cremonesi, Foto di Karim Sahib/Afp –

KARAKOSH – Pattuglie armate ad ogni angolo. Gli uomini di guardia sono visibili dovunque: sui tetti delle case, attorno agli accessi sbarrati delle fabbriche, delle fattorie agricole, presso le cliniche, di fronte agli edifici pubblici, ma soprattutto nei pressi delle chiese e delle scuole religiose. Ai villaggi si accede solo dopo accurati controlli ai posti di blocco. Mitra e croce: fa strano vedere giovani e meno giovani civili cristiani con i Kalashnikov imbracciati, bandoliere cariche di proiettili e pistole alle cinture. «Siamo tutti volontari. Abbiamo scelto di difendere le nostre comunità e i nostri villaggi dal pericolo degli estremisti islamici. Grazie a Dio siamo aiutati dai peshmerga, le forze armate curde, che ci garantiscono sostegno e logistica. Da soli saremmo sicuramente spacciati», ammettono. Ma impera la paura. Una paura visibile, palpabile, onnipresente. Le avanguardie dei radicali sunniti, in particolare dello «Stato Islamico in Iraq e del Levante», solo lunedì scorso sembrava potessero arrivare anche qui da loro. Avevano preso Mosul, una trentina di chilometri più a sud. E i loro gipponi sfilavano veloci tra i campi di grano e nubi di polvere in località ancora più prossime. Ma poi sono arrivati i rinforzi curdi e la situazione si è stabilizzata.

Per continuare a leggere clicca qui

 

 

 

 

 

Author: admin

Share This Post On

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *