Perchè il ddl Cirinnà è il segno del disfacimento della famiglia

8f97e3a0505e9907d580cdc102cfb904-kn9-U106036648206aPG-700x394@LaStampa.itIl Piccolo – Ci troviamo ad affrontare momenti complessi che richiedono un’attenta analisi dei fatti e delle ragioni che li sottendono. Negli ultimi mesi sono diventate familiari nel dibattito quotidiano parole come gender e utero in affitto: termini fino a poco tempo fa non molto conosciuti nel lessico dei talk show televisivi o anche di molti dibattiti presenti nelle nostre comunità cristiane. Con queste parole spesso si tende ad analizzare provvedimenti di legge in fase di votazione (o già deliberati dal parlamento italiano) come ad esempio il disegno di legge ‘Cirinnà’ sulle unioni civili o la legge ‘La buona scuola’ realizzata dal ministro dell’Istruzione Giannini. Ma andiamo con ordine: che cos’e il gender? Si tratta, come ha dichiarato Papa Francesco, di ‘uno sbaglio della mente umana’ radicatosi nella ‘colonizzazione ideologica’ capace di attuare un lavaggio del cervello pari a quello ‘della gioventù hitleriana’. Nasce con elaborazioni universitarie negli anni sessanta con l’intento di ‘emancipazione e liberazione della donna’. Si parte quindi con i ‘gender studies’ per arrivare ai ‘gay, lesbian, transgender, queer and intersexual studies’. Un’ideologia strutturata su cinque capisaldi: maschio e femmina sono uguali, il sesso biologico è modificabile, la famiglia naturale è uno stereotipo, desessualizzare la genitorialità e conquistare la scuola e i mezzi di comunicazione. Leggendo attentamente questi passaggi si comprende bene quanto il tutto si colleghi bene al secondo punto, ovvero la pratica dell’utero in affitto. I promotori della teoria del gender (le cosiddette associazioni lgbt e non solo) parlano impropriamente di ‘step child adoption’: creano neologismi artificiosi al fine di disorientare i lettori e i cittadini dal vero nodo della questione. Questa pericolosa pratica (l’utero in affitto) consiste nel fatto che una donna porta avanti una gravidanza per conto di una coppia o di un individuo fungendo quindi da madre sostituta. Per realizzare questa pratica occorre che la donna riceva l’embrione dei futuri genitori (?) o sia fecondata artificialmente. Quando il bambino nasce viene ‘ceduto’ (dietro corrispettivo economico) alla coppia che letteralmente ‘se lo compra’. Non è un caso che quest’attività abbia portato molto aziende di paesi dove è legale (come l’Ucraina) a bombardare l’Italia di volantini promozionali con offerte economiche delle più disparate: l’utero in affitto, oltre ad essere una pratica che non tutela i bambini e l’istituto stesso della famiglia, è un grandissimo business. Quindi gender ed utero in affitto mirano allo stesso obiettivo su fronti diversi. Secondo la logica di chi agisce per il potere e per il danaro il tutto passa attraverso le leggi di uno Stato: e qui approfondiamo il terzo punto, quello inerente il ddl Cirinnà e la riforma della scuola in Italia. Il dibattito sulle unioni civili, che prevedono l’utero in affitto, continua in commissione giustizia con ancora oltre mille emendamenti da discutere. Mentre la ‘buona scuola’ del governo Renzi è già legge dello Stato con l’introduzione della possibilità di educazione al gender nelle attività previste nel POF (come definito all’art.16 del provvedimento). Questo vi conferma lo stretto filo rosso che lega la battaglia ideologica, gli interessi economici e la mobilitazione politico-parlamentare che sottendono la deflagrazione dell’ideologia gender nel nostro paese. Per questo occorre un forte impegno da laici cattolici al fine di informare il più possibile sugli sviluppi di queste vicende, una decisa mobilitazione nel far sentire il nostro no (soprattutto ai parlamentari cattolici presenti al Senato) anche attraverso la firma alla moratoria contro l’utero in affitto (che potete trovare su lacrocequotidiano.it) e la preghiera quotidiana a sostegno dei tanti che si spendono per la difesa dei più piccoli. Solo riscoprendoci comunità cristiana consapevole potremo fare nostre e rendere vive quelle splendide parole del Card. Newman quando preveggeva tempi in cui i laici cristiani si sarebbero dovuti spendere in prima linea coi propri pastori a difesa di ciò che la natura per secoli ha reso evidente.

Mirko De Carli

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