Roma, D’Ubaldo: Marinelli non salva Marino

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Roma – L’anticipazione de “Il Messaggero” sulla nomina di Giovanna Marinelli alla Cultura è una buona notizia.

Stimata in molti ambienti, come assessore può mettere a frutto l’esperienza acquisita al servizio delle amministrazioni di centro-sinistra, specie nel settennato di Veltroni. Si troverà dinanzi, in ogni caso, a problemi di difficile soluzione a causa soprattutto della penuria di risorse finanziarie. Non sarà sufficiente operare qualche taglio marginale, magari sulle poche dotazioni di uffici che sopravvivono alla giornata grazie al “fai da te” di solerti dirigenti. Vale per l’assessorato ciò che si pensa debba valere per l’intera macchina capitolina. Direbbe San Tommaso: utilitas ex novo statuto provenit, ovvero il profitto nasce da nuova disposizione.

Solo la forza di reinventare le finalità , nonchè i mezzi adeguati e convenienti, della macchina politico-amministrativa comunale può costituire un segno di ritrovata fiducia nel futuro. Tuttavia, anche con la nomina di un altro tecnico in Giunta, Marino non esce dal pantano delle sue improvvisazioni e inconcludenze.

In realtà la crisi è politica.

Giorno dopo giorno, negli ambienti più disparati si manifesta un distacco che scivola in una sorta di secessione psicologica di tutta intera la città dal “non governo” di un Sindaco alieno. Ha iniziato Bruno Vespa, ma di sicuro altri seguiranno con analogo potere di incidenza sui mass media, a denunciare la vergogna di servizi (in primo luogo la sporcizia delle strade) ormai a livello di Terzo mondo.

In queste condizioni il minuetto di ringhiose affettuosit tra mariniani e antimariniani, con Renzi alla finestra, trasferisce alla pubblica opinione la stranezza di un blocco politico riformista incapace di mettere a frutto lo straripante consenso delle ultime elezioni europee.

Di regola, a un bivio si può o si deve rallentare. Fermarsi, invece, è pericoloso. Il Partito democratico, di fronte al bivio, appare incapace di determinarsi. Non ha il coraggio di fare il gesto di Luigi Petroselli, quando nel 1979, in virtù di norme più flessibili e in sostanza più utili, andò a sostituire alla guida del Campidoglio l’autorevole ma irresoluto Giulio Carlo Argan. Oggi si tratta di decidere se interrompere il mandato amministrativo di Marino e ricercare, con il voto anticipato, il consenso attorno a un nuovo schema di governo cittadino. La questione, in ultima istanza, sta nel correggere l’errore commesso nelle primarie del 2013 con la proclamazione dell’autoreferenzialità della sinistra. Adesso, dopo il fallimento di Marino, quell’atto di inutile presunzione pesa come un macigno sulle spalle dei Democratici.

Non sarà facile, con Marino o Marinelli, superare le dure obiezioni dei romani.

Author: admin

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