Verso il Manifesto per il Veneto. I contributi dei Popolari alla Costituente veneta

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PADOVA – Il 26 settembre in Veneto é finalmente nato, per autoconvocazione, il Comitato per la “Costituente civico-popolare”, subito facendosi promotore di una “scuola di politica popolare”. La scuola ha un obiettivo molto “pratico”: applicare la sussidiarietà alle prossime elezioni regionali del Veneto! Per questo gli incontri affronteranno tre dinamiche: il “welfare”, l’ “economia” e le “istituzioni”.

Ogni appuntamento sarà composto da una prima parte per “allargare la ragione” agli Ideali cui guardare per porre al centro la singola persona e il bene comune e da un secondo momento in cui testimoni delle realtà sociali con brevi contributi declinano, sulla base della loro esperienza e dei contenuti della lezione, richieste di radicale cambiamento del modo di governare la res publica, in base al principio di sussidiarietà, appunto. E questa seconda parte discuterà anche di proposte pratiche che verranno predisposte da gruppi di lavoro già all’opera, per poi arrivare, alla fine del percorso, alla scrittura del MANIFESTO POPOLARE PER IL 2015, che sarà il criterio per operare le scelte strategiche in vista del voto.

I Popolari hanno consegnato alla Costituente un primo abbozzo di suggerimenti sul c.d. “sociale” Eccoli, in ordine sparso.

VITA: a) equipariamo i nascituri ai nati per ogni beneficio     nei servizi regionali e comunali (es. punteggi erp, graduatorie, isee, isee, …) e b) introduciamo sgravi fiscali per le aziende attraverso una sensibile detrazione Irap per chi ha dipendenti in maternità.

FAMIGLIA:  a) istituiamo una no tax area per 3 anni dal matrimonio prorogata di un anno per ogni figlio oppure facciamo dedurre le spese per i figli dall’imponibile per tributi regionali e locali (es: medicine, libri, trasporti, vestiario, ecc); b) diamo subito una “dote” alle famiglie venete, creando il familiare ius aedificandi. Per ogni figlio, cioè, verrà riconosciuto un credito edilizio di almeno 150 mc, che potrà essere utilizzato per l’abitazione o – attenzione! – anche venduto sul mercato vincolandone, però, il gettito a spese familiari, così ogni famiglia avrà una vera e propria dote da usare per l’educazione e le necessità dei figli. E’ un esempio di come si debba passare da una concezione di “pubblico” come “spesa” a un’idea di “pubblico” che sappia liberare risorse e indirizzare il mercato con le “regole”.

WELFARE COMMUNITY:  a) SOS sussidiarietà. Nel primo semestre si approverà una nuova legge regionale sui servizi sociali comunali e regionali, per convertire i meccanismi di assistenza, attualmente dipendenti solo dalle strutture amministrative regionali, da erogatori centrali di denaro o servizi alla funzione di supporto a reti relazionali di prossimità alla persona che è in situazioni di disagio, per passare, così, da un welfare della spesa a un welfare delle comunità; si deve, cioè, favorire che il sostegno alle nuove forme di povertà avvenga innanzitutto supportando le forme di solidarietà presenti nella società.  b) Allargare il “pubblico”: la nuova legge regionale, pertanto, equiparerà tout court i servizi alla persona del settore no profit ai servizi pubblici degli enti locali e ciò anche ai fini delle esenzioni dalle tassazioni regionali e locali gravanti sui beni strumentali all’attività;

ALLARGARE IL “SOCIALE”, LIBERANDO LE SCELTE:  a) Costi standards: introdurremo il calcolo e la pubblicità dei costi standards in tutti i servizi pubblici, che riguardino lle specie sociali, sanitarie e scolastiche per favorire una minor spesa complessiva e l’introduzione di meccanismi del tutto nuovi nella distribuzione delle risorse.  b) Spende chi sceglie! Ridurremo, infatti, le forme di gestione diretta del “pubblico” e rivoluzioneremo il solito incontrollato meccanismo di finanziamento dei servizi del welfare regionale. Attualmente i flussi finanziari promanano dalla Regione alle strutture, mentre bisogna mettere al centro “chi sceglie”, organizzando, in base ai costi standard”, la spesa per “crediti” e vouchers” che vengano messi direttamente a disposizione delle famiglie, che potranno utilizzarli, a loro scelta, nelle strutture sociali, sanitarie, educative, siano esse “regionali”, comunali o convenzionate o cooperative, al fine di porre in essere un pluralismo nell’offerta con un nuovo protagonismo di scuole libere e imprese profit e non profit, che consentirà risparmi di spesa, sviluppo occupazionale e miglioramento della qualità.

COOPERAZIONE SOCIALE contro disagio e disoccupazione: riconosceremo le vere “gare comunitarie”, cioè considerando specificatamente la piccola cooperazione sociale, anche di nuova costituzione, soprattutto se è funzionale a un protagonismo di persone in difficoltà (ad esempio, fra ex dipendenti licenziati o giovani o over-cinquantenni);

La prima risorsa: l’EDUCAZIONE: investiremo contro la cultura della sfiducia e, spesso, della disperazione accentuata dalla crisi economica, valorizzando l’offerta educativa e della formazione professionale, attraverso l’esenzione delle istituzioni scolastiche dai tagli e consentendo la piena detraibilità delle rette scolastiche per le scuole paritarie.

Il cantiere è aperto. Scrivendo da subito a popolariveneto@gmail.com e venendo agli incontri della nuova “scuola di politica popolare” Arrivederci al 7 novembre!

 

Domenico Menorello,

Coordinatore Veneto Popolari per l’Italia

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