Bertinotti e la rivoluzione di oggi
Martedì 25 Agosto sullo sfondo del meeting riminese di Comunione e Liberazione si è svolto un incontro informale tra una delegazione dei Popolari per l’Italia e l’ex Presidente della Camera Fausto Bertinotti. Incontro che sarebbe più corretto definire “chiacchierata” in cui l’ex leader comunista ha risposto alle domande della platea e delineato non solo la sua attuale visione del mondo, ma mostrato una grande onestà intellettuale giudicando il proprio passato ed una grande delicatezza nell’esprimere giudizi ovviamente (ma meno di quel che era lecito aspettarsi) diversi da quelli del pubblico. L’ex Presidente della Camera, prendendo atto della “fine delle ideologie” introduce alcune sue riflessioni: da un lato l’idea che oggi la politica abbia definitivamente perso quella capacità di incidere sul reale, di offrire modelli alternativi che aveva in passato, dall’altra ha parlato, fatto quasi inaspettato, dell’importanza della Fede, della necessità di una “preparazione attiva” ad un migliore mondo che potrà arrivar un domani.
Non senza una evidente amarezza ha parlato di un mondo che è preda di una bestia (sottolineando il tono apocalittico del termine) che è il capitalismo finanziario: un fenomeno totalizzante che intende annettere a sé ogni cosa e trasformarla in mercato e merce. Un mostro che ha svuotato la politica dalla sua capacità di essere “strumento per un nuovo mondo” e l’ha ridotta ad “organizzazione del consenso” o per usare l’immagine proposta da Bertinotti stesso: “ci viene lasciata la libertà di camminare su un treno, di cui non possiamo però scegliere velocità, o tantomeno, la destinazione”. Dal racconto, toccante perché si percepisce il trasporto di un uomo che giudica il reale, ma anche sé stesso ed il proprio passato, traspare la visione di un mondo destinato alla reificazione.
Tuttavia è quando dalla platea di parla di “rivoluzione” che emerge il Bertinotti che non ti aspetti: l’idea che la salvezza possa arrivare solo dall’esterno del capitalismo e dalle categorie politiche che da esso emergono e quindi dalla fede, dalla capacità di lottare senza necessariamente vedere la vittoria all’orizzonte, il dibattito diviene ancora più informale. Ancora di più l’ex Presidente stupisce la platea quando identifica in Papa Francesco un “chi” rivoluzionario, o potenzialmente tale: sentir dire “questo Papa emerge dall’esterno di questa giungla e potrebbe essere una alternativa” sancisce una vicinanza tra ascoltatori ed oratore inaspettata. Si conclude toccando un ultimo tema: il populismo. Anche qui il leader comunista è in grado di prendere una posizione non scontata: i populismi sono la fisiologica risposta di alcune realtà ai meccanismi del capitale. Possono esistere populismi negativi o escludenti (Salvini viene citato come esempio) o includenti e positivi (e qui il Presidente cita Morales). I populismi insomma possono non essere la soluzione, a detta di Bertinotti, ma non sono necessariamente il problema.
Una chiacchierata di quarantacinque minuti in cui emerge un uomo aggrappato per decenni ad un mondo che sta per crollare, che non esiste più, ma un uomo che non ha intenzione di smettere di lottare. Semplicemente un uomo alla ricerca di nuove forme, nuovi fronti e forse nuovi alleati.
Antonio Russo