BOLOGNA/Progetto ‘Differenza di genere’ nelle scuole statali: un genitore non ci sta e parte la battaglia

Alunni-a-scuola-300x204

LA CROCE – Articolo di Mirko De Carli – Chi ci racconta il fatto è un genitore di un alunno del Liceo Galvani di Bologna. Alcune classi dello stesso istituto hanno ricevuto una circolare recante un calendario di incontri (che partiranno il 30 marzo prossimo) relativi a un progetto denominato ‘Differenza di genere’. Per presentare l’iniziativa (che avrà una durata di circa un mese e mezzo) è stato predisposto e messo a disposizione di famiglie ed alunni un documento illustrativo stilato dalla associazione ‘Cassero Gruppo Scuola Arcigay’. Le finalità descritte sono le seguenti: fornire giuste informazioni relative all’orientamento sessuale, l’identità di genere ed i ruoli di genere. In poche parole: insegnamento ‘a tappeto’ dell’ideologia gender nelle scuole dello stato. Rispetto a questa azione promossa dal Liceo Galvani non vi è stato alcuna informativa precedente nei confronti dei genitori e non è stato nemmeno richiesto alcun consenso preventivo, prevedendo eventualmente attività alternative nel caso l’alunno non volesse partecipare al progetto ‘Differenza di genere’. Per questo, da parte di un genitore coraggioso, si è aperta un’azione volta a indirizzare una lettera direttamente alla dirigente scolastica recante come oggetto il ‘consenso informato’ delle famiglie: scopo di tale informativa è quello di far sì che la dirigente dell’istituto si attivi per fornire ai genitori tutte le notizie utili per fare una valutazione corretta del progetto rivolto ai propri figli. Ma su che elementi viene interpellata la scuola? Per prima cosa vengono richieste precise informazioni relativamente ai contenuti culturali o educativi che si ha intenzione di somministrare ai propri figli e poi indicazioni in merito alle azioni che l’istituto intende adottare per il rispetto del primario diritto all’educazione dei figli anche nel rispetto del rispetto delle diverse convinzioni religiose e/o etiche. Sopratutto risulta evidente la richiesta di un esplicito consenso da parte dei genitori i quali, nel caso non fossero d’accordo sull’effettiva partecipazione dei propri figli al progetto, dovrebbero aver garantita la possibilità di esonero del figlio dall’attività sopra detta (essendo ore non curriculari) e la possibilità di frequentare un’attività scolastica alternativa. Questa azione nata dall’amore per i propri figli dimostra che occorre oggi essere sempre più presenti nel loro percorso educativo: soprattutto in tempi come quelli attuali dove le giovani generazioni stanno diventando sempre oggetto e non soggetto della società. E, visto i riscontri ottenuti dentro e fuori l’istituto scolastico, conferma l’importanza di affrontare queste situazioni con l’audacia delle nostre ragioni, consapevoli che ci sono tanti altri pronti a lottare con noi. Pensare che nelle scuole italiane, a macchia di leopardo sempre più sistematica e strutturata, cominciano a radicarsi esperienze di educazione gender favorita e sostenuta anche dalla dirigenza scolastica, dimostra quanto pericolosa possa diventare l’approvazione del ddl Cirinna’. In un paese in cui la prassi diventa norma di costume, una norma diventa di fatto immutabile. E se poi parliamo di una norma che legalizza una dei frutti più deliranti dell’ideologia gender qual’e’ l’utero in affitto, capiamo l’urgenza e l’importanza del ruolo delle famiglie come presidio attivo nelle scuole per bloccare azioni come

Author: admin

Share This Post On

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *