CONTRIBUTI/ Approvata risoluzione Tarabella pro-aborto al parlamento europeo. Il commento di Mirko De Carli

Marc-Tarabella

LACROCE – Ieri il Parlamento europeo ha votato la risoluzione ‘Tarabella’ sulla parità di genere con 441 voti favorevoli, 205 contrari e 52 astensioni: atto inerente le politiche di genere che non a caso e’ stato messo in discussione e votazione nei dintorni della giornata della donna. La Relazione sulla parità tra donne e uomini nell’Ue, meglio conosciuta appunto come “Risoluzione Tarabella”, che prende il nome dall’eurodeputato belga Marc Tarabella che l’ha presentata, è stata precedentemente approvata lo scorso 20 gennaio dalla Commissione sui diritti del Parlamento europeo con 24 voti a favore, 9 contrari e 2 astenuti.

Le maggiori preoccupazioni sul provvedimento le troviamo al punto 14, che – quasi incidentalmente – tratta dell’aborto e, testualmente, «insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva».

La votazione ha visto situazioni contrastanti all’interno dei due maggiori gruppi parlamentari presenti, ovvero PpE e Pse.

Se da un lato, come ci ha confermato l’eurodeputato Massimiliano Salini il Ppe ha mostrato una linea poca chiara sul voto, votando in maniera non compatta contro il provvedimento nel suo complesso, dall’altra parte nel Pse i parlamentari del Partito democratico hanno sostenuto il provvedimento nel suo complesso all’unanimità.

Nel fronte dei popolari si è verificato una forte spaccatura che ha portato a votare liberamente sugli art..44 e 45 (quelli inerenti all’aborto) ma non per affermare una vera libertà di coscienza ma per favorire la possibilità di voto a coloro che non condividevano una linea antiabortista.

Secondo quanto riportatoci sempre dall’eurodeputato Salini il Ppe ha ceduto alla linea (oggettivamente più forte in Europa) che prevede il sostegno alle politiche di genere per affermare la parità tra donna e uomo, senza minimamente considerare che l’unico modo concreto e reale per affermare la parità è attraverso le politiche familiari.

Nel fronte Pse purtroppo si è verificato un voto compatto sulla risoluzione, mentre alcuni europarlamentari Pd, di matrice cattolica, hanno tolto la tessera per votare nel momento in cui sono stati messi in votazioni gli articoli inerenti l’aborto.

Una situazione davvero confusa, di poca convergenza anche tra europarlamentari di ispirazione cristiana presenti nell’assise parlamentare europea, che ha permesso di far passare con numeri significativi la risoluzione. Ora cosa succede?

Con l’approvazione della risoluzione Tarabella (non legislativa) è stato approvato anche un emendamento in cui si precisa che le politiche in materia di salute, diritti sessuali e riproduttivi, e educazione sessuale sono di competenza degli stati membri e che l’Unione europea non può che contribuire alla promozione di migliori pratiche.

Questo apre un pertugio per poter portare la battaglia dalle istituzioni europee ai parlamenti nazionali affinché si possa ‘sgonfiare’ l’aspetto ideologico del provvedimento e, attraverso un’azione legislativa nazionale, riaprire il dibattito anche a livello europeo.

I margini sono molto stretti, le maglie del provvedimento sono estremamente esigue ma occorre attrezzarsi per rispondere all’attacco alla vita e alla famiglia provocato dalla risoluzione ‘Tarabella’. Da subito.

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