CONTRIBUTI/ Da Roma nulla di nuovo

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FORMICHE – Contributo di Ettore Bonalberti – Matteo Renzi può dormire sonni tranquilli. Ridotta all’impotenza la minoranza interna che si limita alle intemerate di D’Alema e ai borbottii di Bersani e con i partiti dell’ alternativa divisi sulle strategie e nella confusione di leadership, il capo del governo non sembra avere più rivali con cui competere. Il Cavaliere dimezzato, nonostante l’ultima tardiva sentenza, si trova in preda alle convulsioni di un partito in cui Verdini, per lungo tempo utilizzato da ispirato costituzionalista nella costruzione e difesa dello sciagurato patto del Nazareno, ha finito con l’assumere il ruolo di capocorrente filo renziano e Raffaele Fitto é pronto a candidarsi per condurre Forza Italia su posizioni più coerenti e senza ambiguità di alternativa al sistema di potere renziano. L’ondivaga strategia politica del partito di Berlusconi ha aperto un’autostrada al nuovo leader del Carroccio, Matteo Salvini, impegnato a condurre la Lega su posizioni di estrema destra nazionalista lepenista, abbandonando i vecchi riti e i consunti miti della Padania e del Dio PO. La confusione regna anche nei residui movimenti e partiti centristi, divisi tra coloro che sostengono “criticamente” il governo, come l’area popolare di Alfano e C. e in posizione più critica, quella dei Popolari per l’Italia, e quanti, dall’esterno del Parlamento ( movimenti, gruppi, associazioni) sono impegnati, come lo siamo anche noi “DC non pentiti”, nella ricostruzione dell’area popolare alternativa al trasformismo politico introdotto dal giovane leader fiorentino. Se passasse l’Italicum si avrebbe un’Italia bipolare divisa tra il populismo renziano pigliatutto e quello non meno pericoloso dell’estremismo impotente di Salvini. Una deriva che confinerebbe il Paese nell’ingovernabilità. Non aiutano all’opera di ricomposizione dell’area popolare le imminenti scadenze elettorali amministrative regionali e locali, dato che, quasi ovunque, sembrano prevalere le modeste e divisive ambizioni dei singoli aspiranti candidati dalle strategie e tattiche ambigue, rispetto alla possibilità di utilizzare quel passaggio elettorale per tentare di mettere insieme le migliori energie presenti ai diversi livelli territoriali. Corriamo il rischio di un ulteriore incremento dell’astensionismo elettorale e di un ancor più consistente disorientamento politico di quel terzo stato produttivo difficilmente rappresentato e rappresentabile dall’equivoca appartenenza “socialista” del PD renziano e dall’estremismo lepenista di Salvini. L’assenza di una rappresentanza di ispirazione autenticamente popolare è la cifra più evidente della prossima competizione elettorale, dopo che la frantumazione di quell’area politica sembra giunta al suo definitivo epilogo. Da Roma non giungono, almeno sino ad ora, segnali di reale volontà di cambiamento e, in tale situazione, non resta che operare dal basso, dalle singole realtà territoriali regionali e locali. Ecco perché dal Veneto alla Toscana, dall’Emilia all’Umbria e, tra pochi giorni, dalla Lombardia e nelle altre regioni italiane, al di là delle prossime scadenze regionali, siamo impegnati a concorrere nella costruzione delle costituenti dei popolari con l’obiettivo di preparare un grande avvenimento (Camaldoli 2, Assisi 1, Trento 2.0) con cui lanciare il Manifesto dei Popolari per l’Italia, premessa indispensabile, superate le attuali piccole botteghe partitiche ormai senza più senso, per la costruzione del nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale e riformista, europeista, trans-nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano e inserito a pieno titolo nel PPE. Un soggetto politico nuovo nel quale possa finalmente riconoscersi la maggioranza dei ceti medi produttivi e delle classi popolari italiane.

Author: admin

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