De Gasperi, oltre le commemorazioni bisogna agire

imageOggi ricorre il sessantesimo anniversario della morte del più grande statista italiano Alcide De Gasperi. Generazioni di politici hanno pubblicamente dichiarato di aver attinto dal politico trentino stile, valori e azioni senza poi mai raccoglierne veramente il senso più autentico della propria missione politica. Perché De Gasperi una cosa ce l’aveva molto chiara: la politica non è un mestiere retribuito, non è un passatempo o un hobby da dopo lavoro ma ‘la forma più alta di carità’. Cito queste bellissime parole di Papa Paolo VI proprio perché fu l’uomo di Chiesa più vicino al politico democristiano durante tutta la sua vicenda umana ed alla sua stagione di governo del paese. La politica era qualcosa che colorava il suo temperamento, dava sostanza al suo agire quotidiano, non rendeva le giornate prive di speranza. Un esempio su tutti: rileggendo alcuni suoi scritti del periodo in cui lavorava alla biblioteca vaticana si ritrova in lui una caratterista che la politica nostrana attuale ha dimenticato, la pazienza. Ricercato dalle milizie fasciste come oppositore al governo di Mussolini, rifugiato a svolgere una mansione distante anni luce dai suoi desideri (archivista alla biblioteca vaticana), costretto a scrivere articoli sotto lo pseudonimo ‘spectator’ non si avverte mai nelle parole del leader trentino rassegnazione o smania di ritornare al potere. Si percepiscono solo due elementi: una fede smisurata nel destino buono del paese e il dovere di essere pronto nel momento in cui sarebbe stato chiamato a servire l’Italia nuovamente. Due speranze che nel suo cuore erano certezze a tal punto che visse i vent’anni del regime fascista senza mai voler cambiare i tempi della storia: cercando invece di cogliere dai segnali del tempo le necessarie azioni che da cristiano impegnato in politica si sentiva in dovere di fare. Una pazienza ricca di fede e di intelligenza capace di creare, poi, le condizioni per dare alla vita il più grande partito della storia repubblicana (Democrazia Cristiana) e l’esperienza di governo del paese capace di mettere le basi per il miracolo economico degli anni sessanta. Questa grande virtù degasperiana oggi è stata invece surclassata dalla sclerotica frenesia di ambiziose ascese al potere: piccoli leader che, davanti al deserto dei partiti attuali, scalano i vertici della politica del bel paese come scalavano le borse gli yuppies degli anni ottanta. E così i partiti diventano dei giocattoli al servizio dello smisurato egocentrismo di questi nuovi virgulti. Molti osano dire: finalmente siamo come in America dove i partiti si incarnano con i leader eletti! Nemmeno da azzardare un paragone: negli Stati Uniti vige un processo di legittimazione che rende il leader realmente rappresentativo e i partiti sono contenitori capaci di fare sintesi delle lobby di riferimento. In Italia non esiste nulla di tutto questo e i partiti sono più che liquidi, ormai inconsistenti, e i loro capi dei generali preoccupati solo a difendere il proprio titolo più che a migliorare la coesione e l’armonia dei loro battaglioni. Per questo occorre attivarsi rapidamente affinché queste virtù degasperiane non rimangano dei vessilli da esibire durante le commemorazioni ma dei propositi concreti da realizzare per il bene della collettività. Per questo girando l’Italia racconteremo il nostro progetto politico senza la preoccupazione dettata dai sondaggi elettorali ma con la piena consapevolezza di dover essere pronti per la chiamata al servizio della propria città come del proprio paese. Il nostro grido di queste settimana sarà #iononmifermo e incontreremo la spina dorsale produttiva del paese per far comprendere a Renzi e a Salvini che il loro teatrino ci ha stancato e che siamo pronti ad offrire alla nostra gente risposte e non false promesse.

Mirko De Carli

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