INCIDENTE ROMA/Venturini: dobbiamo chiedere scusa
L’incredibile episodio accaduto a Roma ieri, che ha trasformato le strade della nostra città in un Far West della peggior specie, genera comprensibili sentimenti di rabbia e di vendetta, ma, smaltita l’ubriacatura del momento, credo che la prima cosa che dovremmo fare da cittadini romani è chiedere scusa a chi ha duramente pagato l’insano comportamento di soggetti per i quali la vita umana non ha valore alcuno.
Mai come in questo caso la tragedia è stata cosmopolita filippini, francesi, moldavi ed italiani riuniti nel dolore causato da sconsiderati.
Sono facili, quanto inutili, il generico linciaggio del Rom assassino e gli slogan fini a se stessi.
Prima di tutto dovremmo chiedere scusa, dicevo, perché se episodi del genere si verificano si vede che le istituzioni locali, che la maggioranza dei cittadini romani ha scelto, non hanno sufficientemente affrontato il problema, non tanto e solo della sicurezza (essendo più che altro compito della magistratura e delle forze di polizia), ma del sereno convivere civile e dell’integrazione, che è necessariamente un problema sociale e culturale.
Non basta la sacrosanta dura punizione di chi commette crimini efferati, punizione che certo non fa risuscitare i morti, ciò che bisogna necessariamente ed urgentemente attuare è la prevenzione da parte delle istituzioni locali che devono entrare nel tessuto degli ambienti a rischio. Essi non possono essere lasciati soli a se stessi a proliferare, condizioni devono essere create affinchè detti ambienti vengano socialmente bonificati, il che significa controllo, indirizzo, istruzione, isolamento ed allontanamento dei soggetti pericolosi.
La critica al Sindaco Marino è fin troppo scontata, per cui la ometterò, spero solo che l’attenzione si focalizzi su questi problemi affinchè non si debbano ripetere assurdi episodi di sangue come quello di ieri, piuttosto che su questioni del tutto marginali come le tanto decantate unioni civili.
Antonfrancesco Venturini
Coordinatore Roma Capitale PPI
