Fronte del conforto

552d56803a52a55c38ae651dd59e1a2a-5808Celebreremo a giugno i settant’anni della repubblica, di cui tutti siamo chiamati ad avere cura. Rispettare le regole vuol dire attuare la costituzione, che non è soltanto un insieme di norme ma una realtà viva di principi e valori. Cosa vuol dire questo per i cittadini? Vuol dire anzitutto farne vivere i principi nella vita quotidiana sociale e civile. Questi i toni alti, come si addice al capo dello stato, con cui Sergio Mattarella nel suo primo messaggio agli italiani ha accennato all’ordinamento scaturito dal lavoro dell’assemblea eletta per la prima volta a suffragio universale con la partecipazione al voto delle donne. Nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione Barack Obama ha dichiarato che il futuro sta nelle mani degli americani, ma si realizzerà solo se lavoreremo insieme, se avremo dibattiti razionali e costruttivi, se aggiusteremo il nostro sistema politico. Matteo Renzi nella conferenza stampa di fine anno ha rivendicato le riforme avviate dal suo governo e nel rimettersi al responso popolare per la parola finale ha annunciato che se non ottenesse il consenso diretto del paese riterrebbe fallita la sua esperienza in politica. Questa intenzione non ha naturalmente un carattere definitivo e men che mai ultimativo, ma il punto è un altro e riguarda il metodo. Il sistema vigente è congegnato in modo che il referendum confermativo sulle leggi costituzionali riguardi in blocco tutto il loro contenuto e si ponga in termini di prendere o lasciare senza possibili distinzioni su ciò che sia buono o non lo sia. Quando le modifiche toccano singoli aspetti può andar bene: senza neanche il bisogno di chiedere l’avallo dei cittadini la durata delle legislature è stata subito unificata in cinque anni e il mandato dei giudici della consulta è passato da dodici a nove, è stata ridimensionata la immunità parlamentare e poco più di otto anni fa è stata abolita completamente la pena di morte; così si è ridata agibilità personale e politica ai discendenti della casa reale. Ma fin qui si tratta di disposizioni particolari che non toccano l’impianto complessivo; adesso invece si interviene su tutto il sistema della rappresentanza politica e dell’equilibrio dei poteri ai vertici dello stato. Si tratta di una materia che, al di là delle enunciazioni di principio, non è mai stata sottoposta al vaglio preventivo del corpo elettorale; le modifiche della carta fondamentale sono per di più maturate nell’ambito di un parlamento formato sulla base di una legge bocciata dalla consulta. Semplificando al massimo il paradosso: un parlamento incostituzionale modifica radicalmente la costituzione e i cittadini saranno chiamati a confortarlo con il suggello della loro volontà. Dopo di ciò si può dire e fare di tutto; basta che almeno su un punto il patto sociale resti fermo e immacolato: nelle cose che contano veramente, il popolo è e deve rimanere l’unico sovrano.

Lillo S. Bruccoleri

Dal Mensile di gennaio 2016

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