ISIS/Salatto: il tempo stringe
Immaginare il diffondersi del Califfato, con le atrocità che ne conseguono, come una questione interna al mondo mussulmano, nello scontro fra Sciiti e Sunniti, è una verità inconfutabile.
Questo, però ,non puo’ esimerci dall’individuare le responsabilità del mondo Occidentale in generale e di quello Europeo in particolare, vista l’assenza atavica di una politica mediterranea specialmente dopo le cosiddette “Primavere Arabe”. Una responsabilità che deriva da egoismi nazionalisti che hanno solo pensato a curare interessi economici individuali nei Paesi del Continente Africano, fuori da qualsiasi visione globale e da intelligenti strategie a lungo termine.
Basti vedere, oggi, l’atteggiamento complessivo dell’UE che tende a sottovalutare una epocale inarrestabile immigrazione di persone che fuggono dalle guerre locali, di giovani in cerca di lavoro fuori da Paesi di provenienza piegati dalla fame e, perché no, di possibili fanatici attentatori.
Gli egoismi economici dei singoli Stati continuano a prevalere sulla politica della integrazione, sulla strategia di interventi organici nei territori che affacciano drammaticamente sul Sud del Mediterraneo. Anche se la questione ISIS fosse un problema assolutamente interno al modo mussulmano ,qualcuno potrebbe affermare, dinanzi al prevalere del fondamentalismo islamico su quello moderato, che non ci sarebbero problemi per l’Occidente nel suo complesso?
Gli Stati democratici hanno quindi il dovere di stroncare, prima che si troppo tardi, questo pericolo che, se non fermato, cambierebbe a nostro danno gli assetti geopolitici oggi esistenti pur nella loro precarietà.
I tempi stringono.
L’ONU, la NATO, l’EUROPA, l’AMERICA ,la RUSSIA, l’IRAN, gli EMIRATI ARABI, la TURCHIA ecc., nel loro stesso interesse, devono trovare un percorso comune per evitare conseguenze ben più disastrose dei semplici ,anche se riprovevoli,attentati che si susseguono con crescente rapidità destabilizzante. In caso contrario i danni futuri saranno ben più ampi e gravi di quelli conseguenti ad una azione militare immediata e senza quartiere, quale logica reazione a questo organico terrorismo islamico.
Nessuno si illuda che possa essere qualcun altro ad agire in propria vece. O lo facciamo tutti o abbiamo perso in partenza, compresi gli attuali cinici venditori di armi.
Per motivi ben più marginali siamo intervenuti nei Balcani, Iraq , Afganistan, Libia per deporre governanti a noi non graditi e per “riportare (?) la democrazia”. Perchè oggi tacciono le nostre armi ? Quali interessi sottendono questo atteggiamento remissivo?
Dobbiamo saper rispondere a queste domande con lucidità e reagire adeguatamente,razionalmente, se non vogliamo accelerare precipitosamente la decadenza della civiltà Occidentale, già segnata da mancanza di valori ideali e da una crisi economica inarrestabile e destabilizzante.
Potito Salatto Vice Presidente Nazionale Popolari per l’Italia e Membro Bureau PPE a Bruxelles