Mauro: “Proposta  governo è neocentralista. Meglio il Senato sussidiario”

Presentazione del nuovo progetto politico dei "Popolari per l'It

 

Roma – “Vorrei segnalare l’ambiguità della soluzione prospettata in riferimento al superamento del bicameralismo perfetto. Non è chiaro se la seconda Camera debba essere una camera di riflessione o una camera sensibile alle questioni riguardanti i territori”. Lo ha detto il senatore Mario Mauro (Popolari per l’Italia) intervenendo nella Commissione Affari Costituzionali. “Se il nuovo Senato presentasse una forte caratterizzazione regionalistica, appare opportuno riflettere contestualmente sulla riforma del Titolo V. La proposta del governo sembra ispirata ad un modello neocentralista, con l’ampliamento della potestà legislativa esclusiva dello Stato e la soppressione delle materie di legislazione concorrente, pur conservando la clausola di competenza residuale a favore delle Regioni, tipica degli Stati federali”. “Forse, sarebbe stato più opportuno invertire nuovamente l’ordine dei rapporti fra Stato e Regioni, definendo in  modo tassativo le materie di competenza regionale e prevedendo una clausola residuale per la potestà legislativa statale. Le contraddizioni insite nel progetto governativo, peraltro, rischiano di riprodurre l’ampio contenzioso tra Stato e Regioni già determinatosi a seguito della riforma del 2001, per i numerosi conflitti di competenza”, ha aggiunto il senatore Mauro.

“Se si vuol dare respiro alla sussidiarietà, e se si ritiene che quel principio implichi l’attribuzione di una potestà legislativa alle Regioni”,  ha detto poi il senatore Mario Mauro (Popolari per l’Italia) sempre intervenendo nella Commissione Affari Costituzionali, “al nuovo Senato dovrebbe essere assegnato il compito di precisare esattamente le materie e le funzioni spettanti alle Regioni, disponendo anche sulle risorse necessarie per l’esercizio della funzione legislativa. Alla Camera dei deputati spetterebbe, invece, l’esercizio della clausola di supremazia nell’interesse nazionale”.
“La conciliazione tra gli interessi locali e quello nazionale”, ha proseguito il senatore, “potrebbe essere affidata ad una Commissione bicamerale, incaricata di predisporre un testo quanto più possibile condiviso, da sottoporre poi all’approvazione definitiva della Camera dei deputati. In alternativa, potrebbe essere sottratta la competenza legislativa alle Regioni, riservando ad esse esclusivamente un potere regolamentare”.
“In tal caso, il Senato delle Autonomie dovrebbe pronunciarsi su ciascuna proposta approvata dalla Camera dei deputati per i profili che riguardino il riparto delle funzioni pubbliche e l’assegnazione delle risorse necessarie per la loro realizzazione, in attuazione del principio di sussidiarietà di cui all’articolo 118 della Costituzione”. “Infine, per quanto concerne la composizione del nuovo Senato, mi sembra opportuno prevedere un meccanismo elettivo che bilanci, da un parte, il contenimento dei costi e, dall’altra, le esigenze dei territori. I senatori dovrebbero pertanto essere eletti tra i consiglieri regionali in numero proporzionale alla popolazione delle rispettive Regioni e non dovrebbero perdere lo status di consigliere regionale”.

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