CENTRODESTRA/Mauro: ridare consistenza a cultura popolare
Varesepress – intervista a Mario Mauro – i Popolari si stanno organizzando, sono presenti in tutta Italia?
Innanzitutto promuovere i Popolari per l’Italia significa la continuazione di una cultura politica. Noi non dobbiamo dimenticare che dietro quello che è apparentemente un dato acquisito, ovvero la crisi di quello che è il centro-destra italiano, c’è non solo il tramonto della leadership di Berlusconi che aveva saputo mettere insieme addirittura una forza nazionalista (Alleanza nazionale) con le
spinte federaliste della Lega, ma anche il fatto che in Forza Italia all’inizio degli anni novanta erano confluite, vedendo nella capacità di Berlusconi di catalizzare un fronte politico, le culture politiche del cattolicesimo democratico e di quel filone laico che tanto aveva collaborato con la Dc fino alla fine degli anni ottanta per il rilancio del paese. Con la crisi della stagione berlusconiana si rende perciò ancora più necessario ridare consistenza e presenza ad una culturca politica che sola ha i requisiti per mobilitare il senso civico degli italiani e sottrarli alla rassegnazione, alla sfiducia, al disinteresse che arriva fino al non voto. Simpatie e riferimenti ci sono senza dubbio in tutta Italia ma sono ovunque dispersi e magari ondeggiano tra cento sigle. Popolari per l’Italia vuole offrire a tutti l’occasione di una unità operativa.
ci sarà un candidato dei Popolari a Milano, Varese, Busto e Gallarate?
Il nostro intento, tenendo conto della particolarità della legge sui sindaci, è promuovere laddove possibile schieramenti alternativi al partito democratico che tornino a conseguire la vittoria. Laddove saremo nelle condizioni non solo di fare la lista ma anche di valorizzare persone tra di noi che possano rappresentare al meglio una coalizione non ci tireremo indietro.
a che punto siete con la ricomposizione del Centro?
Escludo che si possa pensare alla ricomposizione di un’area politica per poi renderla subalterna del trasformismo ideologico di Renzi. Ho letto in questo senso come una conferma del nostro sentire le parole non solo dei tanti esponenti di Forza Italia che non si rassegnano ad essere la ruota di scorta della Lega ma anche le dichiarazioni di personalità di Ncd come lo stesso Maurizio Lupi che ribadiscono le ragioni della incompatibilità con il Pd al di fuori delle particolari contingenze che hanno portato alla nascita di questo governo. In ogni caso, come testimonia anche la vicenda di Piazza San Giovanni e delle amministrative di Venezia, di Matera… , oggi un nuovo centro è più nelle piazze che nelle aule parlamentari.
come intendete reclutare le nuove leve?
Proprio facendo riferimento a quei valori cristiani ed umanistici che sempre nelle difficoltà hanno sorretto negli ultimi secoli le esperienze di democrazia e libertà. Ma soprattutto con l’entusiasmo ed il buon esempio, capaci di indebolire quelle sensazioni di politici concepiti solo come una casta.
Ncd starà al centro con voi oppure non si sa?
La mia opinione è che il Nuovo Centro Destra è un progetto concettualmente fallito, che vede al suo interno, come l’Udc, classe dirigente capace di presenza sul territorio ma disancorata ormai da una visione politica con una prospettiva convincente in quanto le ragioni che la tengono al governo sono ormai distanti dalle ragioni che motivano i suoi militanti nella società. A tutte queste persone che possono dare ancora molto alla nostra convivenza civile va offerta una nuova possibilità che non si ottiene sommando sigle sterili ma coinvolgendoci insieme in un orizzonte di cui tanti in Italia sentono il bisogno.
quali sono le battaglie sociali oltre a quelle culturali che intendete portare avanti?
La prima battaglia riguarda la prosperità del Paese. Le informazioni altalenanti sui numeri prodotti dal governo Renzi mi convincono del fatto che, con ogni probabilità, quei numeri (a dispetto dell’Istat) vengono continuamente rimaneggiati per ragioni di propaganda. Il che rischia di esporre gravemente il paese sul piano dei conti pubblici. L’autunno che si avvicina sarà quindi determinante in ordine alla battaglia per il riscatto della nostra economia e il rilancio del lavoro. Non dimentichiamo poi che la riforma costituzionale in corso non è appena una questione di palazzo in cui si decide del destino di poche decine di senatori. La modifica riguarda 68 articoli della costituzione e quasi tutti lo ignorano. E la puntigliosità con cui il sistema mediatico rinuncia alla discussione su questo tema sottolineando che è troppo difficile per i cittadini mi fa capire ancor di più che dietro la modifica costituzionale c’è il progetto di potere di Renzi e dei suoi amici piuttosto che una genuina esigenza di riforma. Alla fine di questo percorso, che comprende anche la riforma elettorale, avremo di fatto troppo potere nelle mani di pochissime persone. Da ultimo ci sono le battaglie che definiscono il senso stesso della nostra presenza in politica, quelle relative al dibattito sui diritti della persona, della famiglia e della libertà di intraprendere con riferimento alla necessità di definire in modo giusto ed adeguato i carichi fiscali.