CRISI GRECIA/De Carli: col referendum i greci non regalino il loro paese ai potenti stranieri

imageIn questi giorni in molti vanno dicendo che se l’Europa avesse una strategia geopolitica la crisi greca sarebbe stata sanata già da molto tempo. Questo conferma quanto andiamo spiegando da tempo: la permanenza della Grecia nell’Unione Europea non è tanto una necessità di carattere economico ma quanto un’urgenza improrogabile sul piano politico. Il tutto lo conferma un dato: il PIl ellenico rappresenta più o meno il 2% del pil europeo). Rischiare di trovarsi una Grecia fuori dall’euro e in balia dei potenti internazionali di turno (Putin in primis) significherebbe per la già fragile unità europea un colpo davvero molto duro. Sopratutto in una congiuntura storica controversa come quella attuale con, da un lato la Turchia in difficoltà economica e instabilità governativa e la grave crisi migratoria del mediterraneo in corso. Per questo sono attori non protagonisti della vicenda anche gli americani che non vedono di buon occhio la mancata risoluzione della partita greca: è cosa di questi giorni l’ultimo appello di Obama alla Merkel perché non si faccia condizionare dal referendum e continui a lavorare sotto traccia per evitare lo strappo. Tsipras, il quale rischia e fa rischiare davvero molto al proprio paese con l’operazione del referendum del 5 luglio, continua a rimanere alla finestra in attesa di un messaggio più conciliante da parte della cancelliera tedesca. Per questo il nostro appello come Popolari per l’Italia è che l’Europa prenda atto di avere un’interesse geopolitico alla permanenza della Grecia nell’unione monetaria e continui a trattare finché non si arrivi a un compromesso possibile. Per favorire questo siamo vicini ai tanti cittadini ellenici che andranno a votare SI al referendum del 5 luglio. Perché solo battendo i pugni sul tavolo a Bruxelles, con la forza dei fatti e non delle promesse non mantenute, si può cambiare questa Europa. Ci troviamo davanti a una situazione in cui l’Europa non può permettersi di perdere la Grecia (fatto che conporterebbe rischi su altri paesi soggetti a manovre di finanza speculativa come Italia e Spagna, gravate da forte debito pubblico) e il governo Tsipras ha la necessità di acquisire quella credibilità internazionale tale per riaprire un rapporto positivo con i creditori. La storia insegna che l’Unione europea si è formata durante periodi di forti crisi. Occorre per questo, come dopo la seconda guerra mondiale, un punto di mediazione e l’unico possibile è un baratto: la Germania deve barattare la solidarietà europea in cambio della responsabilità nazionale greca. Questo è ancora possibile. Altrimenti gli spettri che aleggiano su Atene potremmo vederli dilagare sul resto d’Europa.

Mirko De Carli

 

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