CRISI GRECIA/De Carli: battezziamo l’Europa dei popoli con un referendum in tutta l’Unione europea

imageUn dato chiaro certo di questi giorni di trattative tra Unione Europea e Grecia è che è l’Europa dell’austerità ad aver perso e non Atene. La vera sconfitta è quindi in primis la cancelliera tedesca Angela Merkel. Per questo ora deve vincere ad ogni costo la volontà di costruire veramente gli Stati Uniti d’Europa con una Bce sul modello della Federal Reserve. Per arrivare a questo bisogna partire dal mantenere nell’euro e nell’Unione la Grecia. L’unica grande lezione, al di là delle demagogiche strumentalizzazioni di Tsipras, è che non si può governare a lungo contro la volontà delle proprie comunità di riferimento: occorre che l’Europa torni ad avere il coraggio di confrontarsi sui ‘principi fondamentali’ con il proprio popolo. Per questo ritengo assolutamente decisivo lavorare per predisporre una proposta di ristrutturazione dell’architettura democratica e decisionale dell’Unione e sottoporla ad un referendum dei popoli europei. Occorre che i governanti del nostro continente abbiano il coraggio di mettere in discussione il potere che gli è stato affidato per passare da un’Europa maestra dell’economia politica ad una leader mondiale della politica economica (con al centro il benessere della propria gente). In tal senso emergerà sempre di più la consapevolezza che l’uscita dalla crisi potrà avvenire solamente attraverso la gestione e risoluzione politica e non finanziaria del caso ellenico: perché nella vicenda greca l’aspetto geostrategico risulta decisivo, ancor più di quello economico. Dobbiamo osservare con attenzione i movimenti che avvengono nel mediterraneo e che potrebbero aggravare la situazione: il possibile accordo tra Cipro, Grecia e Russia per la possibile base navale russa a Cipro e la gestione degli effetti di una migrazione dal nord-Africa incontrollata. Occorre quindi che l’Europa, e in questo non può non giocare un ruolo decisivo la grande cultura diplomatica e solidaristica dei popolari europei (che dovrebbero abbandonare il filo-merkelismo ad oltranza e rifare propria la cultura politica degli anni cinquanta e sessanta), occorre che apra un tavolo con gli altri attori internazionali principali per ragionare assieme su come ordinare i nuovi assetti internazionali, che oggi sono molto ondivaghi e, in certi casi, pericolosi. Per essere concreti: adottiamo gli #eurobond, mettiamo in sicurezza il debito greco e non chiediamo più interessi ai greci ma cerchiamo di aiutarli a tornare a una crescita rapida capace di sostenere la costosa (sopratutto per i paesi nordici) spalmatura dei debiti sovrani sull’Ue e avviamo una rapida rivisitazione dei poteri degli organi decisionali europei favorendo prima di tutto un ruolo cruciale nelle decisioni del parlamento con la commissione (a dispetto di una riduzione drastica dei poteri del consiglio dei capi di stato europei). Poi andiamo a referendum. Evitando referendum stato per stato di stampo nazionalistico come quello promosso da Tsipras. Coraggio Europa, ora rifacciamo la storia.

Mirko De Carli

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