GOVERNO/ Salatto: il Ppe scenda in campo compatto come alternativa a Renzi
AGENPARL – “Non appartengo alla categoria di quanti sono pregiudizialmente contrari all’esperienza Renzi. Ed è la ragione per la quale attualmente non sono fra quelli che, spesso irritati dai modi di fare del Premier e diffidenti per la sua continua ‘annuncite’, ritengono che i Popolari per l’Italia, avendo due sottosegretari, debbano uscire dalla maggioranza di Governo. Tutto ciò non toglie però che è demenziale, assolutamente miope, lasciare campo libero al segretario del Pd senza potere o volere attrezzare una squadra in grado di competere con lui nell’interesse del Paese.
Due sono le formazioni in campo con precisi riferimenti europei: il Pd, inserito nel Pse; tutti coloro che si definiscono popolari, inquadrati nel PPE a Bruxelles. Il dato è che il primo schieramento gioca quotidianamente in campo, commettendo anche errori; il secondo è assente dalla partita perchè occupato solo a inseguire tattiche personali volte a fagocitare al proprio interno gli altri attori dello stesso versante. E a tutti coloro, sinistra compresa, che rivolgendosi a Renzi lo accusano di voler essere un uomo solo al comando, faccio notare che ciò, se è vero, è da addebitarsi non alle capacità del personaggio, ma all’incapacità di chi non sa opporsi a lui o non riesce a incidere adeguatamente pur stando in maggioranza.
La cosa, vista l’esperienza da me accumulata in anni, non mi meraviglia. Mi preoccupa invece che tutto ciò, sia da una parte che dall’altra, avvenga senza un pensiero politico adeguato alla difficile situazione in cui viviamo dentro e fuori i nostri confini nazionali. Questa constatazione vale per tutti con inevitabili ricadute negative sull’azione di Governo. Il Pd di Renzi si dedica solo a voler portare a casa soluzioni promesse anche se prive di ragionata valenza politica di fondo e di concreti risultati immediati. Fi, Ncd, Udc, nostri compartecipi nel PPE, non riescono a trovare un filo conduttore politico che li rafforzi nell’unità di azione e nella ricerca di esaltanti programmi per l’elettorato che non è di sinistra. Cosa comporta tutto questo? Una democrazia oggettivamente più appannata nella forma, con nuove regole non sempre adeguate ai principi che invece dovrebbero caratterizzarla, esautorata nella sostanza con l’assenza di gran parte dei cittadini che non si sentono affatto protagonisti della loro vita sociale. Dobbiamo arrenderci a questo stato di cose? No.
Dobbiamo reagire sapendo che ne va della credibilità di tutta una classe dirigente che per quanto nuova fa rimpiangere quella passata. Una classe dirigente quest’ultima che, avendo nel bene e nel male una sua dignità , piaccia o no, è passata alla storia dell’Italia Repubblicana. Evitiamo che quella attuale, anche per nostra insipienza, sia citata solo dalla cronaca. Ennio Flaiano divise i fascisti in due categorie: fascisti e anti-fascisti. Oggi, con altrettanta ironia, direbbe che i renziani, stando così le cose, si dividono in tre categorie: renziani, filo-renziani, anti-renziani. Così non va bene”. Lo dichiara in una nota Potito Salatto, vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e membro del bureau PPE a Bruxelles.
23 Febbraio 2015
Questo intervento dell’on. Salatto mi da l’opportunità di fare qualche considerazione. Come sostengo da sempre noi non conosciamo le “connessioni Divine” ma non può essere solamente un caso, se le nostre strade si sono incrociate, credo al momento giusto. Noi Conservatori italiani di cultura anglosassone ci stiamo ad un accordo per tentare di costruire con assoluta lealtà da entrambe le parti, una seria alternativa al “renzismo”. Se è vero che solo la sinistra può realizzare proposte di destra, é anche vero che per consolidarle è indispensabile che le redini siano solidamente in mano ad uomini di destra.
Tullia Vivante http://www.circolothatcher.org