Il dovere di schierarsi. L’intervento di Matteo Forte (PpI Milano)

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ILGIORNO – Dopo i fatti di Parigi pochi hanno osservato che il politicamente corretto non aiuta di certo i milioni di musulmani che qui lavorano e vivono pacificamente. A fronte di una strage compiuta al grido di “Allah è grande” non si può far finta che l’elemento religioso non c’entri.

I maggiori esperti di Islam dicono che con la fine dei nazionalismi arabi i musulmani si trovano di fronte ad un bivio: o storicizzare la propria esperienza religiosa, facendo i conti con la modernità, o tornare indietro in cerca di califfati che, applicando pedissequamente la legge coranica, siano in grado di dare un’unica guida alla umma dei fedeli. La primavera araba e il conseguente risveglio della Fratellanza musulmana rimettono gli interessati di fronte a quel bivio. Da questo punto di vista è tanto sbagliata la posizione secondo cui bisogna avere paura di ogni musulmano, quanto quella speculare per cui tutti gli islamici sono pacifici e i terroristi non hanno nulla a che vedere con la fede in Allah.

In ogni caso fare di un’erba un fascio non aiuta coloro che, di fronte al bivio, scelgono la prima via in nome della comune umanità con quanti convivono con loro. Siano essi gli occidentali o le minoranze cristiana, ebrea, curda o yazida in medioriente.

Quanto si sta discutendo a Milano dovrebbe essere inserito in questo contesto. La Giunta avrebbe dovuto selezionare i propri interlocutori in campo musulmano, evitando di legittimare quanti, di fronte a quel bivio, scelgono la Fratellanza musulmana – peraltro dichiarata fuorilegge in Egitto e nella maggior parte del Golfo. Non a caso nell’albo delle associazioni religiose ho segnalato essere presenti sigle riconducibili a quella galassia. E che proprio per questo si trovano, per esempio, nelle liste nere di Germania ed Emirati arabi. Ciò non vuol dire che si tratta di terroristi, ma di realtà che costituiscono il brodo di coltura di un radicalismo intollerante. Milano ha il dovere di non essere indifferente.

La città dell’Editto di Costantino deve schierarsi al fianco di certi musulmani. E non di altri.

 

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