La politica dia più spazio ai milanesi

forte1Il Giornale – Milano – Contributo di Matteo Forte – La Milano di Pisapia è stata la “città dei diritti”. Ciò ha generato una dilatazione della spesa pubblica di quasi 500 milioni sostenuta da un aumento di 770 milioni di tasse, con conseguente riduzione del potere d’acquisto ed un generale impoverimento del tessuto urbano. Una proposta politica alternativa dovrà avere come perno una visione integrale della persona che vede accanto ai diritti anche i doveri, riconoscendo cioè a ciascuno la capacità di portare il proprio contributo al “progresso materiale o spirituale della società”, come recita l’art. 4 della Costituzione. Ciò implica una revisione dei perimetri d’intervento del Comune e la cessione di quote di potere reale ai corpi intermedi, alle imprese, al privato sociale e alle famiglie. Quanti di questi attori creano lavoro e offrono prestazioni ai cittadini rendono un servizio pubblico a tutti gli effetti. Va riconosciuto utilizzando la leva fiscale in senso premiale e diminuendo parallelamente la corrispettiva spesa comunale.

L’area metropolitana di Milano conosce ancora una ricchezza diffusa più che in altre zone del Paese. Qui il reddito medio pro capite è di 25 mila euro contro i 17 di quello nazionale. Qui si produce il 10% del Pil nazionale. Una proposta politica alternativa all’attuale amministrazione deve dunque insistere su una reale autonomia del territorio, anche inserendosi nel dibattito sulle riforme costituzionali, per liberarlo da lacci e vessazioni di natura statalista e sprigionarne le potenzialità di crescita. Ma soprattutto deve implicare l’abbandono di intenti pedagogici verso i cittadini, come alcuni provvedimenti ambientalisti hanno mostrato in questi anni, per dare una degna rappresentanza a quella vasta parte del popolo milanese che non ammette che le si dica come debbano stare le cose e preferisce piuttosto assumersi la responsabilità della propria vita e delle proprie scelte. I cittadini e le loro stesse risposte alle esigenze che vivono non sono problemi che i politici devono gestire, ma soluzioni da favorire.

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