LAVORO/Angeli: Saeco, una situazione con qualche radice lontana
Impossibile non condividere le preoccupazioni di tanti, anche non direttamente interessati, per la drammatica situazione che si sta profilando nella vallata del Reno in conseguenza degli annunciati esuberi di 253 posti di lavoro alla Saeco di Gaggio Montano, oggi azienda del gruppo Philips Electronics. E’ noto da tempo che gran parte delle famiglie residenti nella media e alta valle del Reno possono contare solo su questa azienda per un lavoro dipendente. Difficile, in un contesto come l’attuale, individuare con precisione le cause di una simile scelta. I sindacati puntano il dito sulla delocalizzazione in Romania, dove il costo del lavoro significativamente più basso induce a scelte drastiche le multinazionali, sempre alla ricerca di progressivi e rapidi profitti di cui beneficia in primo luogo il top management con premi di risultato a dir poco scandalosi.
E’ la globalizzazione, ragazzi, potrebbe dire qualcuno scoprendo l’acqua calda. Ma probabilmente c’è un mix di concause, non ultimo un panorama di mercato in cui operano ormai molteplici soggetti in concorrenza fra loro su una medesima linea di prodotti. Comprensibile, dunque, anche la preoccupata reazione, oltre che dei commercianti, anche dei Sindaci dei comuni della vallata che paventano in prospettiva situazioni di disagio sociale difficili da affrontare. Certo è disarmante sentirsi impossibilitati a contrastare questa carambola di passaggi di mano di aziende che fanno gola per il proprio know-how ma che poi diventano in fretta, nei corposi bilanci consolidati di gruppo, semplici cespiti, la cui consistenza valoriale è puramente numerica a totale scapito del fattore umano che ha contribuito, con la propria competenza, a determinarli. Tuttavia, se testimoniare partecipazione anche sui social network può rappresentare un apprezzabile corale dimostrazione di sostegno, le dichiarazioni e le prese di posizione verbali dei pubblici amministratori non sono sufficienti a scaricarsi delle responsabilità. Certo non vi sono a disposizione, tantomeno dei poteri locali, strumenti per condizionare la volontà delle multinazionali che mostrano una spregiudicata quanto nota propensione a investimenti corsari. E’ però altrettanto vero che compito della politica, soprattutto locale, è creare le condizioni ottimali per cui un impresa, soprattutto se multinazionale, abbia interesse a insediare o mantenere una unità produttiva in un determinato territorio.
E da questo punto di vista i decisori politici locali, in particolare a livello regionale e sovra comunale, non possono sentirsi in coscienza tranquilli di aver fatto tutto quanto in loro potere; perché bocciando la bretella di collegamento Porrettana – Autostrada del Sole, a suo tempo proposta da Società Autostrade, quando ancora a variante di valico era su carta, hanno inferto un colpo irreparabile alla competitività di un territorio, che dal punto di vista della logistica resta di difficile e costosa raggiungibilità.
E queste non sono considerazioni astratte ma concreta realtà. Nel 2004, infatti, allorchè vi fu il primo passaggio di mano della Saeco dalla originaria proprietà alla Pai Partners, private equity francese, l’Amministratore delegato di tale realtà, riunendo i rappresentanti della banche con cui l’azienda era esposta, esordì con queste parole: “mi sapete spiegare per favore come mai ho impiegato un’ora da Parigi a Bologna, e un’ora e mezza da Bologna a qui?” Non si può ovviamente esser certi che, anche con situazioni di collegamento più favorevoli la decisione della attuale proprietà sarebbe diversa. Tuttavia è un dato di fatto che le scelte politiche a suo tempo espresse dal PD bolognese ed emiliano in tale frangente non sono state nell’ottica di favorire la preziosa presenza di aziende manifatturiere nella nostra montagna. Ma, come sempre ideologiche e miopi; e se ne cominciano a pagare le conseguenza.
Sergio Angeli