Luigi Negri e il dovere della testimonianza
La Croce – contributo di Mirko De Carli – ‘Un grande momento di scuola in cui abbiamo imparato cose che non sapevamo o cose ci sono state volutamente nascoste. Quando si sanno le cose non si può andare avanti come se non le si sapessero’. Così Mons. Negri descrive il senso profondo del suo essere ‘al fianco’ di Mario Adinolfi nella battaglia contro quelle che abbiamo definito ‘leggi vergogna’. Lo fa raccogliendo l’appello ai Vescovi che abbiamo lanciato la settimana scorsa, facendolo proprio e invitando altri Vescovi a fare altrettanto. Lo fa appellandosi ai laici affinché continuino, sempre più numerosi, a tenere alto l’impegno e la mobilitazione contro leggi che attuano quello che lui definisce ‘un tradimento della ragione’. Perché ‘la vera questione drammatica, per non dire tragica, che si apre nella vita del nostro popolo’ – continua Mons. Negri – ‘è il tradimento della ragione. La società sta in piedi sulla ragione: se si nega la ragione è il fine della società.’ La ragione appunto: come disse Papà Benedetto XVI nel suo discorso al parlamento tedesco del 22 settembre 2011 ‘(…) Come si riconosce ciò che è giusto? Nella storia, gli ordinamenti giuridici sono stati quasi sempre motivati in modo religioso: sulla base di un riferimento alla Divinità si decide ciò che tra gli uomini è giusto. Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio’. La ragione quindi come presupposto entro cui costruire le dinamiche di una civiltà che non rinchiude la fede dentro la sfera del privato, ma la promuove come fatto pubblico dentro un contesto di regole condivise frutto non della religione ma della ‘natura e della ragione’. Solo leggendo questo passaggio si comprende molto bene quanto siano distanti le ‘leggi vergogna’ di cui parliamo tutti i giorni dalla natura (dell’uomo in primis) e dalla ragione. Mons. Negri vede, in questa battaglia, la necessità di approfondire la nostra conoscenza su queste tematiche e di essere ‘operativi’ nell’opporvisi. In tal senso riporta la sua testimonianza personale: ‘Quando ero giovane docente universitario imperversava il sessantotto nella città di Milano: imperversava anche in senso molto fisico e qualche segno lo portiamo ancora. C’era una giovanissima casa editrice cattolica ma aperta che aveva pubblicato una serie di numeri di considerazione delle grandi questioni umane e popolari sotto questo titolo ‘Parole come armi’. Ci sono parole che devono diventare strumenti di attacco, non soltanto di difesa’. Fondamentale quindi ‘dare le parole’ a chi, come noi, vuole letteralmente ‘dare la vita’ per la buona battaglia. Questo passaggio risulta fondamentale e l’evidenza la vediamo concretamente nel trovare maggiore riscontro tra i giovani: una generazione che cerca disperatamente ‘le parole’ con cui poter difendere e dare conto delle ragioni per cui fa proprio il grido de ‘i figli non si pagano’, ‘le mamme non si affitto’… Bisogna lavorare per rendere sempre più numeroso quello che Mons. Negri definisce ‘un movimento di attacco su quelli che sono sono fattori sostanziali di una società’. Perché se non si fa questo ‘non è perduta la battaglia di una parte politica – continua Mons. Negri – ‘non è vinta la battaglia da un’altra parte politica, è perduta la battaglia della ragione e della verità’. Questa è responsabilità di ognuno di noi. Perché se c’è una responsabilità personale creiamo le condizioni per la nascita di una responsabilità sociale. Per chiarire meglio questo concetto Mons. Negri cita una frase di San Girolamo: ‘Mai come in questi momenti il demonio ha assunto il volto terribile che può assumere: scimmia di Dio’. Quello che sta accadendo, quello di cui si discute in parlamento, è un immenso atto contro l’uomo che nasce dal desiderio perverso dell’uomo di farsi Dio. Il limite, quindi, non è più un elemento caratterizzante l’esperienza umana e tutto si riduce a una lotta, violenta e senza prigionieri, tra l’uomo e Dio. L’uomo quindi manipola la realtà e le persone diventano cose, oggetto: il potere diventa antiteistico quindi ‘contro Dio’. E di conseguenza contro l’uomo. Per fermare tutto questo, per creare un ‘movimento di attacco’, il popolo cristiano può farlo solamente approfondendo e testimoniando, secondo Mons. Negri, quella che è la propria identità cristiana. Quella ‘fierezza dell’identità cristiana’ di cui ha parlato Benedetto XVI in uno dei suoi viaggi apostolici ad Arezzo nel 2012 usando queste parole: “Chi è capace di rendere presente in modo così perfetto la cultura del passato è anche capace di aprire la cultura per il futuro perché conosce l’uomo, ama l’uomo che ha la sua grandissima dignità di essere non solo uomo, ma immagine di Dio. E questa dignità dell’uomo ci obbliga ma anche ci consola e ci incoraggia: se siamo realmente immagine di Dio, siamo anche capaci di andare avanti e di superare i problemi del presente e di aprire cammini al nuovo futuro”. Il tutto non per una battaglia religiosa, ma laica, dove sono protagonisti ‘cristiani non clericali e laici non laicisti’ come afferma Mons. Negri, il quale ci invita ad approfondire questi mondi e non chiuderci nel ‘già conosciuto’. È un forte appello al clero e ai laici ad uscire dal particolarismo, dal provincialismo per respirare aria fresca che arriva da esperienze sorte oltre il nostro piccolo particolare. Il Vescovo di Ferrara conclude il suo intervento prendendo l’impegno di far diventare operativo e programma comune l’appello ai Vescovi lanciato dal nostro quotidiano. Un impegno che lo porta ‘a non fare previsione su quello che faranno i suoi confratelli’. Un incontro, quello con Mons. Negri, che delinea un punto di non ritorno: ora noi laici in prima linea in questa battaglia chiediamo ai nostri pastori di essere al nostro fianco. Il Vesvovo di Ferrara ha aderito immediatamente e ha fatto da ‘apripista’ negli incontri quotidiani che faremo con tanti altri Vescovi: perché il nostro intento è quello di portare a conoscenza di tutti i Vescovi le questioni urgenti che sta trattando il parlamento italiano e che riguardano il nostro destino di uomini e di cristiani da vicino. Da domenica lo facciamo con la bellezza delle parole di Mons. Negri nel cuore e con il coraggio che ci ha dato il suo abbraccio. Consapevoli che solo se saremo Chiesa potremo essere veramente popolo.