L’utero in affitto ‘mina la dignità della donna’: l’Europa sentenzia
Il Parlamento europeo ha votato un emendamento che chiede il divieto nei confronti di quella che più volte abbiamo definito sulle colonne de La Croce ‘maternità surrogata’. La presa di coscienza in merito allo sfruttamento della donna che si manifesta dietro la vergognosa pratica dell’utero in affitto arriva dal Parlamento europeo: si è affrontato il dibattito all’interno del confronto sul Rapporto annuale sui diritti umani. L’emendamento in oggetto è stato presentato da Cristian Dan Preda, parlamento di nazionalità romena iscritto al PPE. Nel documento si afferma che si ‘condanna la pratica della maternità surrogata, che mina la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce; considera che la pratica della maternità surrogata, che implica lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo, in particolare il caso delle donne vulnerabili nei paesi in via di sviluppo, debba essere vietato e trattato come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani’. Questo voto fa seguito al voto del 2011 sempre contro la pratica dell’utero in affitto durante la discussione sul rapporto annuale sui diritti umani. Con questo stop si afferma che la maternità surrogata riduce la donna, il suo grembo ed i bambini a merce: un messaggio forte lanciato dal Parlamento europeo e dalla politica dell’Unione Europea. In particolare dall’est Europa che conferma di mantenere ancoraggi saldi con la tradizione giudaico-cristiana di amore al vero del continente europeo. I leader socialisti europei, invece, avevano ripetutamente richiesto di votare contro all’emendamento: questa scelta ha però diviso il gruppo parlamentare facendo sì che una parte di parlamenti italiani del partito democratico votassero favorevolmente. Prima del voto parlamento si era già ottenuto un triplice voto favorevole nelle tre commissioni parlamentari di competenza. Alcuni gruppi parlamentari (in particolare i Liberali e la Sinistra) hanno invece votato favorevolmente. Bocciato purtroppo l’emendamento dell’eurodeputato slovacco Mikolasikche chiedeva ‘chiari principi e strumenti legali internazionali per l’affrontare le questioni relative alla maternità surrogata allo scopo di prevenire l’abuso di diritti umani come lo sfruttamento delle donne e il traffico di esseri umani, e la protezione di diritti, interessi e benessere dei bambini’. Il documento approvato ribadisce quindi la pericolosità di un’eccessiva diffusione del concetto di ‘identità di genere’, un’incoraggiamento troppo forte e marcato agli Stati dell’Unione Europea perché promuovano per le persone omosessuali ‘l’accesso a istituti legali, possibilmente attraverso unioni registrate o matrimoni’, richiedendo oltresì di limitare il ‘facile uso all’aborto sicuro’ come strumento di progettazione di un nucleo familiare. Questo segnale che arriva dalla principale istituzione europea, l’unica realmente democratica, conferma l’importanza della nostra battaglia fondatasull’uso della ragione: l’utero in affitto non è una questione da cattolici o non ma da persone che comprendono il pericolo che comporta una pratica del genere e persone che tentano di tutto per favorire la maternità surrogata per produrne profitti in termini economici. Questa vittoria da ossigeno anche alla battaglia tutta italica per bloccare il ddl Cirinnà sulle unioni civili: un progetto di legge che prevede appunto all’art. 5 l’introduzione in Italia della pratica della cosiddetta step child adoption. Non dobbiamo quindi arretrare di un millimetro dalla nostra posizione di contrarietà al provvedimento, sapendo che questa nostra fermezza produrrà sempre di più fratture anche all’interno delle file del partito democratico: visto che il dibattito parlamentare verte sui numeri per il voto finale, più siamo capaci di dividere il fronte del si al Cirinnà più siamo forti nella fase di scontro frontale che sicuramente si riaprirà a gennaio. Abbiamo davanti a noi mesi ancora molto impegnativi ma se dalla laicista Europa arrivano segnal
Mirko De Carli