Mauro: ” Presto a Matera per essere ‘coscienza inquieta’ di imprese che hanno bisogno di speranza per non arrendersi alla sfiducia e alla demagogia”

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INNOVATORIDEMOCRATICI.ORG – Le sfide che il paese dovrà affrontare dopo l’estate saranno molteplici e sarà dunque fondamentale il contributo dei giovani, i quali non dovranno dimenticare gli esempi di grandi uomini del passato. Parleremo di tutto questo con il sen. Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia.

Sen. Mauro quale potrebbe essere in estrema sintesi una parola chiave, un hashtag che possa definire l’impegno dei giovani per ricostruire il paese sotto il profilo economico, sociale e politico?

Quello a me più caro è forse l’espressione #riformevere perché invitabilmente pesa su una reale presa di fiducia l’approccio fatto di continui annunci che raramente si concretizza in strategie di scelte compiute. Io credo che se ponessimo ipoteticamente a molti degli ascoltatori la domanda ‘se quello fatto negli ultimi anni sia frutto di processi spot o di un processo riformatore?’ non avrebbero dubbi molti dei nostri ascoltatori a definire il tutto come un susseguirsi incessante di annunci. Faccio alcuni esempi per farmi capire: ricordiamo a tutti ancora una volta che a settembre comincia la scuola. Allora si parla di riforme della scuola anche se teoricamente l’Italia è l’unico paese al mondo che in vent’anni ha fatto susseguire quattro diverse riforme della scuola. Tutti quanti però siamo consapevoli che la situazione della scuola è di straordinaria precarietà e fragilità. Proprio perché abbiamo meno diplomati e meno laureati di vent’anni fa. Quindi il vero cuore di tutto è che le riforme siano vere, ovvero non corrispondano ad una strategia di comunicazione ma ad una strategia in favore del desiderio dell’uomo.

Noi siamo rimasti molto colpiti dal titolo del Meeting per l’amicizia fra i popoli che si è da poco concluso a Rimini: cosa vuol dire per un uomo segnato dall’impegno civile come Lei ‘andare verso le periferie del mondo’?

Avevo diciannove anni quando per la prima volta ho varcato il confine di quella che allora si chiamava la cortina di ferro. Lo scopo di quelle visite in Polonia, in Ungheria e nell’allora Cecoslavacchia era quello di poter portare al di qua di quella cortina la voce dei dissidenti. Le ‘periferie’ del mondo è la dove si consuma il dramma del rapporto tra il potere, il cuore e il desiderio dell’uomo. Credo che oggi con tutto quello che accade tra di noi, con la guerra nel pieno dell’Europa (in Ucraina), la ventata distruttiva della nuova ideologia di un potere che si fa addirittura arbitro dei destini di Dio (il fondamentalismo) in Iraq, Siria, Libano e in tutto il medioriente, dove si afferma la logica di paesi che si scontrano per interposta persona. Tutto questo ci serve a far capire che ‘periferie del mondo’ significa esprimere la distanza che c’è tra il cuore dell’uomo e l’oggetto del suo desiderio, ovvero la propria felicità. In sintesi è un’allegoria (le periferie del mondo) che permette all’uomo di essere rimesso al centro della storia.

Un’ultima domanda: sappiamo che lei organizzerà una convention a Matera con i Popolari per l’Italia dal titolo ‘una coscienza inquieta per l’Italia’ da cui si ripartirà dal pensiero di Adriano Olivetti. Quale insegnamento può dare oggi l’esempio di quest’uomo davanti alle tante sfide che ci aspettano?

È proprio la logica di un uomo che sottostà alla realtà, che non era determinato nelle sue azioni e nelle sue visioni da quello che battevano le agenzie giornalistiche ma pensava concretamente al destino dei ragazzi che gli era affidato e che magari diventano operai nella sue fabbriche perché sapeva che ognuno di quei cuori, di quelle vite era irriducibile e valeva quindi la pena spendersi e consumarsi di passione per ognuno di loro. Vogliamo trovarci a Matera per questo, per essere ‘coscienza inquieta’ di imprese che hanno bisogno di speranza per non arrendersi alla sfiducia, alla demagogia e per vincere le sfide del quotidiano.

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