MILANO 2016/Forte: alle comunali no al partito unico della nazione
(OMNIMILANO) – “Che il Pd fosse il partito di riferimento di Giuseppe Sala, francamente, lo avevamo capito da quando ha concesso il sito dell’esposizione universale per la direzione nazionale dei democratici”. Lo dichiara Matteo Forte, consigliere comunale di minoranza. “Il problema lo posi allora: può il partito del Presidente del Consiglio strumentalizzare l’Expo2015, di Milano e di tutti? Che oggi, poi, lo stesso che concesse quello spazio pensi di fare il candidato del Pd è legittimo e, semmai, i problemi sono tutti interni alla sinistra, la stessa che contestò Sala quando era City manager della Moratti e che continuò a contestarlo anche quando fu messo a capo proprio di quella esposizione universale vista come un gigantesco ‘luna park’ che avrebbe portato solo più cemento a Milano”.
Prosegue Matteo Forte: “Alla luce di tutto questo credo che sia opportuno continuare atentare di costruire un’alternativa politica, tanto alla sinistra-sinistra che si oppone alla candidatura di Sala, quanto a quella che senza soluzione di continuità è passata da avversare Expo a intestarsene il successo. Credo sia un bene in democrazia che esistano differenze, si manifestino e si palesino agli elettori che sono poi chiamati a scegliere chi deve governare. Non mi piace l’indefinito che copre tutto, anche fosse sotto il nome del Partito della nazione, e che senza battere ciglio passa dall’aver attaccato cinque anni fa la Moratti per le sue assenze in Consiglio comunale, a motivo dei suoi viaggi in giro per il mondo con il solo fine di sponsorizzare Expo, al giustificare quelle di Pisapia durante questo mandato proprio perché impegnato a rappresentare la città in occasione della stessa esposizione universale.
Lo dico in modo molto chiaro: il sistema politico si regge almeno su due gambe; dipartiti unici, promotori per forza di cose di un pensiero unico, vivono solo quei sistemi che possono fare a meno del giudizio e del consenso popolare, perché affidano la gestione della cosa pubblica ai tecnici, ai commissari, ai super manager e a tutti quelli che ‘fanno indiscutibilmente bene perché al di sopra delle parti’. È quanto che sta accadendo. È quello che è iniziato con Tangentopoli da Milano. Mi piacerebbe invece che proprio da questa città ripartisse uno scatto d’orgoglio della politica, in cui posizioni diverse e ugualmente degne si confrontassero sui contenuti che interessano ai milanesi, facendo emergere ciascuna anche le proprie concezioni di persona e società che pure si giocano nei rispettivi programmi. Il pluralismo dei partitie il sistema democratico esistono perché la differenza di posizioni faccia percepirea tutti i contendenti i limiti della propria pretesa totalizzante“.
Conclude Forte: “Vorrei sperare che nel rispetto degli avversari si lavorasse per questo e non per una sorta di Partito unico della nazione, a cui si può aderire confluendoci dentro, affiancandoci una lista, oppure – come sembrano fare alcuni partiti di centrodestra – proponendo volutamente nomi e ricette che fanno solo il gioco di Renzi“.