Popolari: Mauro, su me purga staliniana. Renzi chiede e Casini esegue
AGI, Roma – “In pieno stile di purga staliniana un gruppo di senatori” Per l’Italia “ha disposto la mia rimozione dalla commissione Affari costituzionali, arrivando a un voto formale preteso da Pier Ferdinando Casini nonostante abbia fatto mettere a verbale la mia disponibilità a votare secondo le indicazioni del gruppo”, dice il senatore Mario Mauro.
“Renzi chiede, Casini esegue – osserva ancora Mauro – come si evince dal fatto che già questa mattina il sottosegretario Delrio aveva anticipato a membri del mio gruppo il contenuto di questa imboscata parlamentare. Che grave errore da parte del governo pretendere l’uniformità di opinioni, su una materia delicata come quella costituzionale. Che grave errore per quello che poteva essere il governo della speranza trasformarsi in un soviet da quattro soldi”.
Mauro sarebbe intenzionato a scrivere una lettera alla presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, e al presidente del Senato, Pietro Grasso, per annunciare le sue dimissioni dal gruppo dei Popolari per l’Italia. Gruppo che, in questo modo, non conterebbe più sul numero di dieci necessario per esistere autonomamente e non potrebbe dunque esprimere un commissario agli Affari costituzionali.
A votare a favore della decisione assunta, sarebbero stati, a quanto si apprende, i senatori Casini, Di Biagio, Romano, Olivero e Merloni.
10 Giugno 2014
Perché stupirsi? Casini è abituato a questi giochini sin dalla prima repubblica: prima chiede aiuto per sopravvivere poi affonda chi lo ha aiutato.
Purtroppo, da che mondo è mondo, l’egoismo è duro a morire!!!
10 Giugno 2014
È la schizofrenia della politica che centrifuga ogni idea che non si omologa al pensiero comune. La fortissima crisi istituzionale celata da un governo forte solo sulla carta si scontra con la crisi del bipolarismo. Ne consegue la disaffezione per la politica ed populismo da ribellione. Tra gli estremismi di maniera e di sostanza chi non si riconosce in queste logiche resta orfano perché invece di trovare una alternativa moderata e costruttiva, vede una scomposta e multiforme area di micropartiti che sono popolari ma ancora senza popolo. Questa vicenda ultima dimostra che è ancora lunga la strada per una vera forza popolare. Finché prevarranno logiche di equilibrismo politico la gente comune non capirà e si rivolgerà altrove. Meglio lasciare ad altri il gioco delle poltrone e guardare dove si può costruire il bene dall’Italia. Meglio lasciare un gruppo disomogeneo e litigioso e spiegare con chiarezza il perché di nuove scelte.