Religione e democrazia

la-mecca-630x300Siamo tutti con il fiato sospeso ad assistere impotenti e spaventati all’ escalation di tensione tra l’Iran e l’Arabia Saudita, Riad manda al patibolo un Imam Sciita e altre quarantasei persone, accusandole di terrorismo. La guida suprema di Teheran l’Ayatollah annuncia che “la vendetta di Dio, non tarderà”. Nel frattempo gruppi organizzati di esaltati, mettono a ferro e fuoco l’ambasciata saudita ed attaccano un consolato nel nord dell’Iran. I due paesi interrompono immediatamente i rapporti diplomatici escludendo immediatamente gli ambasciatori, chiudendo subito i voli tra le capitali di Teheran e  Riyad. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, telefona ad entrambi i ministri degli esteri, invitando di moderare i toni, ma la sua voce sembra perdersi nel deserto, anzi le accuse da una parte e dall’altra aumentano.

Iran taccia l’Arabia Saudita di coprire il califfato dell’Isis e di esserne complice. Lo scontro tra i due paesi, che hanno un’importanza strategica centrale nel medio oriente, non è più quello tra due potenze regionali, ma rischia di trasformarsi in uno scontro totale, una vera guerra tra Sciiti e Sunniti, ma per capire meglio questa diatriba secolare, bisogna fare un passo indietro.

Un passo indietro di mille e cinquecento anni, ma noi quanto sappiamo dell’islam? Da oltre un anno, assistiamo allo scontro di Siria e Iraq, abbiamo musulmani che uccidono e scannano altri musulmani. Ma si conoscono veramente le ragioni di questo scontro? Chi sono gli Sciiti, chi sono i Sunniti, perché si odiano e si fanno la guerra da sempre? Il profeta nasce alla Mecca intorno al 570 D.C. alla sua morte si pone il problema della successione. Per tutti i musulmani, Sciiti e Sunniti, Maometto è il fondatore dell’Islam , il suo messaggero.

Gli Sciiti però credono che la linea di successione profetica, sia di diretta discendenza della famiglia di Alì, che aveva sposato la figlia del profeta Fatima e veniva  designato per linea dinastica, il successore naturale del Profeta. Sciita infatti significa la fazione di Alì. Secondo i Sunniti invece, la linea di successione profetica, doveva essere legata al consenso dei compagni e seguaci più vicini al profeta. La parola Sunnita, significa tradizione, consuetudine.  Quindi, “Il popolo dei successori, deve scegliere il successore di Maometto.

Le due maniere di interpretare il corano, si sono divise anche nella liturgia e nella dottrina, per i Sunniti è la Umma che è l’insieme dei fedeli. Per questo nella comunità Sunnita, non c’è un clero, un sistema piramidale sacerdotale. Gli Sciiti, dopo la morte del dodicesimo discendente di Alì, diedero vita ad un vero e proprio clero. L’Iran è un paese sciita con gli ayatollah. I Sauditi, che sono Sunniti, considerano gli Sciiti degli eretici. Questa frattura non si è mai sanata. Questa volta, la situazione è esplosa per il controllo dell’area e delle sue ricchezze del sottosuolo. Non è semplice spiegare questo dissidio, che invece è molto complesso.

Ma il punto su cui riflettere, secondo me, è un altro. A 16 anni dall’inizio del terzo millennio, davanti alla necessità di trovare sostenibilità adeguata allo sviluppo, dell’economia, dell’ ambiente, messi davanti al problema mondiale, di dare un futuro adeguato a tutto il genere umano, noi ci troviamo, ancora oggi, allo scontro di due paesi, che si odiano ed uccidono, per l’interpretazione diversa del Corano, ad una guerra di religione. Ai testi sacri, pensati e scritti per le esigenze di mille cinquecento anni fa. Un miliardo e mezzo di musulmani nel mondo, di cui il novanta per cento Sunniti, fanno riferimento a quei testi sacri, come se fossero dettati costituzionali, diritto pubblico e che in nome di Dio, sgozzano, decapitano, fucilano. Per noi è estremamente complicato capire le differenze dottrinali tra Sciiti e Sunniti. Facciamo fatica a capirlo, perché abbiamo la fortuna immensa di non vivere in teocrazia, ma in un sistema democratico, in cui,  viene dato a Dio quello che è di Dio, e a Cesare, quello che è di Cesare. Viviamo in un paese dove la chiesa è separata dalla gestione pubblica.

Un anno fa,  a Parigi, avveniva la strage di Charlie Hebdo, dove per motivi religiosi, hanno ucciso otto persone, perché sulla copertina c’era raffigurato Maometto. Sulla copertina di oggi invece, c’è raffigurato un Dio barbuto con un mitra in spalla, il cui titolo è “un anno dopo l’assassinio, ancora in fuga”. Non a tutti piacciono queste raffigurazioni, magari, in questo momento delicato, non era necessario questo, di fatti la conferenza Episcopale Francese ha sottolineato questo. Nel contempo,  il Presidente Hollande, si recherà presso la sede del giornale per inaugurare una targa in ricordo delle vittime della strage.

La Francia ha commesso diversi errori negli ultimi decenni. L’estremizzazione del concetto di laicità ha contribuito certamente ad aprire le porte all’avanzata dei fondamentalisti. Ma la Francia e Parigi sono uno dei simboli di un’Europa che, nonostante molti difetti e contraddizioni, resta la culla della libertà e della democrazia nel mondo. La culla della laicità dello stato, ma anche la culla della libertà di religione. Questa è la pratica della democrazia,  quella alla quale orgogliosamente facciamo riferimento. A differenza di coloro che, al posto della costituzione, utilizzano il fondamentalismo religioso per portare avanti una guerra terribile, che riusciremo a vincere solo se saremo davvero uniti e consapevoli del momento storico in cui ci troviamo.

 Antonio Russo

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