SCUOLE PARITARIE/Mauro: le rassicurazioni di Padoan sull’ici non bastano. Serve una nuova legge
www.tempi.it – intervista a Mario Mauro – Il 4 agosto, giorno in cui il governo incontrerà i rappresentanti delle scuole paritarie per provare a risolvere il contenzioso aperto dalle sentenze della Cassazione, Matteo Renzi proverà a giocare la “carta” Padoan. Il ministro dell’Economia ha infatti risposto alla Camera a un’interrogazione del capogruppo Ap Maurizio Lupi, assicurando che «le scuole paritarie non devono pagare l’Imu. Se stessero davvero così le cose, la nostra proposta di legge popolare per la parità fiscale sarebbe già superata.
Perché? Perché il ministro Padoan ha spiegato che «per l’esenzione dall’Imu valgono le regole fissate dal decreto-legge n. 1 del 2012, articolo n. 91-bis, al quale è stata data attuazione con il regolamento approvato con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze n. 200 del 2012». Quindi, «non è necessario un intervento di modifica della normativa attualmente in vigore».
Così, mentre le sentenze della Cassazione sono derubricate da Padoan a questioni passate e superate («le sentenze della Cassazione riguardano un contenzioso relativo al pagamento dell’Ici, tassa sostituita dall’Imu, per gli anni 2004/2009, dunque, il caso resta legato a un contenzioso pregresso su un’imposta oggi non più esistente in quella forma»), sembra comprensibile, almeno sulle prime, la soddisfazione degli interroganti Lupi e Binetti.
«È chiaro – dice Lupi – che le norme in vigore hanno fissato con chiarezza i parametri per stabilire quando una scuola non statale deve pagare l’Imu. La speranza è che la comunicazione di Padoan venga ora inviata a tutte le amministrazioni locali affinché non ci si trovi, magari nel prossimo mese di novembre ad assistere a nuove polemiche per atti amministrativi che non devono essere compiuti». La “speranza”, appunto, sostantivo che nella dimensione delle fede significa ragionevole certezza presente di un bene futuro. Ma che in politica potrebbe valere l’esatto contrario.
UNA NUOVA LEGGE. E questa è la convinzione di Mario Mauro, senatore passato all’opposizione. «Un conto è il gioco politico che mira a preservare costi quel che costi il governo. Un altro è la responsabilità nel fare le leggi. Che come diceva Kant, sono cosa seria perché le leggi di oggi sono la morale di domani. In questo caso credo che la posizione del ministro Padoan e dei suoi alleati sia priva di senso della realtà per almeno tre ordini di ragioni. Primo. Non vale il ragionamento che prima c’era l’Ici e oggi l’Imu, perché qualunque ente locale mette in evidenza la questione di sostanza, che ruota intorno al tema del “senza oneri per lo stato”. Tant’è che, non a caso, anche le dichiarazioni rese dal primo presidente di Cassazione Giorgio Santacroce dimostrano un difetto di comprensione del rapporto che esiste tra l’attività dei servizi di pubblica utilità alle persone e l’annosa questione che contrappone lo Stato alla difesa di alcuni privilegi della chiesa e degli enti ecclesiastici. Santacroce fa infatti riferimento alla procedura di infrazione della Ue sull’Ici e gli enti ecclesiastici, ponendosi così in una prospettiva completamente sbagliata. Non stiamo infatti parlando dei benefici a immobili commerciali di proprietà della chiesa. Stiamo parlando dei diritti, ovviamente anche fiscali, necessari allo svolgimento dell’attività di pubblica dell’istruzione, così come prevista dalla legge 62 che prefigura un sistema paritario. Seconda questione. Il gioco di domande e risposte del question time denuncia la mancanza di ambizione di questo governo di voler affrontare alla radice il problema. Il rifugiarsi in corner da parte del ministro dicendo che sul piano interpretativo le cose sono già chiare – mentre evidentemente chiare non sono come dimostrano le sentenze della Cassazione – è segno che la strada intrapresa di procedere attraverso norme interpretative, non solo non è stata sufficiente, ma ha generato profonde ambiguità. L’unica strada da percorrere è quella di una nuova legge. Terza questione: il nominalismo politico di questo esecutivo. La normativa sulla buona scuola ha introdotto o no la teoria del gender nelle scuole? Il ministro Giannini dice di no. Eppure le norme valgono per ciò che è scritto in esse. Perciò, nessuno alla luce della norma approvata nelle legge della Buona Scuola potrà opporsi alla diffusione della teoria del gender nelle scuole italiane. Certo, nascerà una disputa e la disputa verrà risolta da un giudice. Stessa cosa accadrà alla scuola non statale nonostante le rassicurazioni di Padoan e la soddisfazione di Renzi e dei suoi alleati. Fare norme chiare è un dovere della politica. Perché altrimenti la politica diventa asservimento alle ragioni del potere, che quando è in presenza di una cosa che non capisce, o le spazza via o più semplicemente gli cambia nome. Una controprova? Mandiamo le dichiarazioni di Padoan a tutti comuni d’Italia e vediamo se nessuno si presenta dal giudice per esigere l’Imu. Io credo che questo sia il momento di portare avanti la battaglia che dura da decenni perché sia finalmente chiaro il senso costituzionale della libertà di educare. Ultima notazione. Non mi piace citare gli ecclesiastici, ma se tutto fosse tranquillo si sarebbero così stracciate le vesti i vertici della Conferenza episcopale italiana? In ogni caso la mia preoccupazione è perché vengano riconosciuti i diritti di tutti, anche delle scuole che non dipendono da enti ecclesiastici. E per ottenere questo c’è una sola strada, una norma come quella proposta da Tempi che dica con chiarezza che le scuole del sistema paritario hanno diritto di essere trattate allo stesso modo delle scuole statali che concorrono alla formazione del sistema nazionale dell’istruzione».