Smettiamola con il teatrino degli insulti, ritorniamo a essere Chiesa nel popolo e col popolo
In questi giorni va in scena un acceso dibattito, interno (e non solo) alla Chiesa, su chi è più moralmente ineccepibile di altri, su chi è più vicino al tracciato dettato dalla guida di Francesco e chi invece rimane più nel solco di Benedetto XVI. Un teatrino purtroppo assai deludente e che non offre alcune provocazioni o spunti interessanti su cui riflettere e crescere, sia comunità cristiana che come paese che guarda laicamente alla Chiesa come soggetto sociale. L’annullamento di un incontro organizzato dai Domenicani al Meeting, l’attacco a gamba tesa di Repubblica su CL perché si adegui al new style renzi ano del compromesso sulle unioni civili e l’intervento (leale e per nulla scabroso) di un parlamentare grillino alla kermesse riminese hanno prodotto un tutto contro tutti davvero pericoloso. È evidente che viviamo una stagione in cui le sfide del nostro tempo portano a un ripensamento complessivo del ruolo della Chiesa nel mondo e delle forme con cui esercitarlo: per questo non mi sorprende che un movimento straordinario come quello dei Neocatecumenali sia sceso in campo da protagonista nella sacrosanta e laica battaglia contro il gender e abbia promosso, insieme a tanti di noi, la manifestazione del 20 giugno in Piazza San Giovanni. Una scelta sicuramente incoraggiata da Francesco, il quale ha trovato affianco a tutto questo una scelta in controtendenza di Comunione e Liberazione che invece non ha deciso di aderire al Family Day, lasciando però libertà di partecipazione ai suoi seguaci. Nessuno ha pero detto di come sarebbe sicuramente stata strumentalizzata la presenza di CL come istituzione in sé se avesse preso parte all’organizzazione della manifestazione: subito si sarebbe caduti sullo schema classico di Repubblica del ‘Lupi e Formigoni usano la piazza per ricattare Renzi’ o ‘la doppia morale di CL: dagli affari sporchi al integralismo morale sul gender’. Ho tentato di evitare di ‘snocciolare’ queste analisi in queste settimane ma credo che, visto il dibattito sorto in maniera molto accesa in questi giorni, sia assolutamente necessario. Detto questo guardiamo poi al tema specifico del ddl Cirinnà. Sappiamo benissimo tutti che non è possibile far approvare nessuna legge sulle unioni civili come proposta dalla senatrice Pd anche se si inserisce il divieto alla pratica dell’utero in affitto: ci sarebbe sicuramente il giorno dopo un magistrato che aprire le porte a tutto portandoci ad adottare le normative del nord Europa tramite sentenza. Per questo non sorprende la decisa campagna di giornali come La stampa e Repubblica che parlano di accordo tra cattolici di Pd ed Ncd anche se questa intesa ancora non c’è e credo che difficilmente ci sarà. Però, se da un lato le lobby lgbt e i potenti poteri che vedono nella Chiesa e nei loro rappresentanti laici un ostacolo a un loro potere ancora maggiore fanno il loro ‘mestiere’, noi da parte nostra dobbiamo assolutamente fare il nostro. Solo se come Chiesa siamo uniti potremo davvero vincere questa battaglia e ristabilire il primato della persona sul primato del danaro. In poche parole: lavoriamo per unire il popolo cristiano, oltre ai laici sensibili a questa battaglia di civiltà, nel rigettare ogni inciucio sul ddl delle unioni civili (che va bocciato nella sua interezza), favoriamo il dialogo tra soggetti e movimenti della Chiesa affinché ognuno possa partecipare a questa battaglia nella forma più consona al carisma della propria storia e andiamo a incontrare il paese raccontando l’impegno che ogni giorno realizziamo all’interno delle istituzioni repubblicane e i contenuti che difendiamo e valorizzazione nell’attivita legislativa e non solo. Rifacciamo nostro lo spirito del 20 giugno, quello spirito di fraterna comunione che ci ha fatto portare in piazza un milione di persone. In quella piazza c’erano tanti amici di movimenti e/o associazioni cattoliche e non che hanno abbracciato il senso più autentico della nostra sfida lanciata alle istituzioni e al paese: perché abbiamo puntato e creduto sulla libertà e sulla consapevolezza delle persone in quanto tale, a prescindere dalle proprie appartenenze. Ora non cadiamo nel tranello dei nostri avversari che vogliono dividerci e farci litigare quando, su queste battaglie, se incontriamo le persone e non le organizzazioni siamo più uniti che mai. E torniamo tra la gente a risvegliare le coscienze ancora sopite per le innumerevoli battaglie che ci aspettano nei prossimi mesi.
Ha dichiarato in una nota Mirko De Carli – Coordinatore regionale dei Popolari per l’Italia in Emilia-Romagna