Un nuovo partito zeppo di cristiani, laici, italiani
Non possiamo non partire da un eservizio di sincerità e consapevolezza. Dobbiamo avere il coraggio di dichiarare pubblicamente il fallimento dellla politica, dela politica dei partiti della seconda repubblica che hanno tradito il mandato raccolto dai loro elettori e hanno disatteso ogni aspettativa suscitata nella loro gente.
Per far rinascere un’attività imprenditoriale in crisi bisogna avere il coraggio, prima di ripartire con una nuova società, di dichiarare fallimento, non cercare di tappare buchi di bilancio ormai insanabili. Se no si prendono in giro gli azionisti. La politica, tutta, è l’azienda. I soci sono gli italiani. Noi dobbiamo dichiarare platealmente questo fallimento. L’abbiamo visto plasticamente col voto sulle unioni civili. In piazza 2 milioni di persone. In parlamento una decina di senatori e deputati leali con quella piazza. Questa sproporzione spiega perfettamente anche la conseguenza diretta di quel fallimento: il distacco tra paese reale e politica. La vicenda delle unioni civili ci deve insegnare a non ricommettere più gli errori del passato:
Consapevoli di questo, grati perché ci sono ancora uomini disposti a spendersi nelle istituzioni fattivamente con noi in questo percorso arduo ma affascinante, occorre lavorare per costruire le premesse affinché ciò che ho appena detto non accada più.
Come? Creando una nuova soggettività politica. Ma basta un nome e uno slogan per fare questo?
Assolutamente no. Ci vogliono delle precondizioni
Siamo oggi qui per questo. E per tradurre la nostra identità in azione.
Come?
Il primo banco di prova utile saranno le prossime amministrative alle quali abbiamo il dovere e il compito di misurare il consenso elettorale delle nostre battaglie presentandoci con liste civico-popolari che traducano il nostro pensiero in proposte programmatiche concrete.